A quattro giorni dal Consiglio nazionale in programma il 16 novembre, che dovrebbe sancire lo scioglimento del Pdl e il ritorno ufficiale a Forza Italia, è sempre più concreta l’ipotesi di diserzione del Consiglio nazionale da parte degli alfaniani: “Nelle ultime ore – spiega al Mattino l’ex capogruppo Fabrizio Cicchitto – c’è stata la radicalizzazione dello scontro da parte di fuochisti, lealisti e falchi, per cui sembra che venga meno le condizioni per un dibattito sereno”.
E all’accusa dei lealisti di voler scippare il partito a Berlusconi, Cicchitto risponde: “Non si tratta di scippo, ma del fatto che c’è una parte del partito che si riconosce nelle posizioni del segretario Angelino Alfano. In ogni caso – continua l’esponente Pdl – è assolutamente sbagliato fare questa accelerazione ai danni del governo. Se si va ad elezioni immediate il centrosinistra è già pronto con Matteo Renzi e noi invece non abbiamo un candidato”.
Insomma, il Pdl è una polveriera e nel dibattito non poteva non intervenire la pitonessa Daniela Santanchè, che ieri sera ha affermato: “Sabato spero che finisca: dobbiamo essere tutti d’accordo che si torni a Forza Italia e che tutte le deleghe siano in mano a Berlusconi, che è quello che prende voti per tutti e quindi deve poter decidere. Poi se c’è qualcuno che preferisce la poltrona del ministro, pensando di essere diventato capace e di essere il più bravo, si sveglierà e sarà un incubo”.
Nonostante i forti contrasti all’interno del partito, il vicepremier Angelino Alfano prova a ricucire lo strappo con i falchi: “Noi confidiamo e speriamo sempre che il nostro movimento politico resti unito e siamo consapevoli che il presidente Berlusconi sia vittima di una grave ingiustizia giudiziaria. Il presidente Berlusconi si è comportato sempre come uomo di Stato, sono convinto che questa sia la linea che più ha premiato e più continuerà a premiare”.
Intanto per domani è prevista la riunione tra Angelino Alfano e i moderati del Pdl e verrà reso noto il documento in cui si ribadisce la necessità di tenere unito il partito insieme però alla necessità di confermare il sostegno al Governo. “Non siamo parte marginale del partito” ha ribadito Cicchitto visto che “stiamo a 300 firme, delle quali ben 50 appartengono ad esponenti della Direzione: non è poco”.