"Patrioti" e "cosa rossa" a congresso: nascono nuove aggregazioni a destra di Forza Italia, ed a sinistra del PD

Nella domenica appena trascorsa, a Roma ed a Trieste, si sono dati appuntamento i congressi della "cosa rossa", coordinata dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, e della "cosa nera" ancora diretta, benché rinnovata, dalla passionaria Giorgia Meloni.

"Patrioti" e "cosa rossa" a congresso: nascono nuove aggregazioni a destra di Forza Italia, ed a sinistra del PD

A volte si dice che gli estremi si tocchino: molto spesso, però, si tengono decisamente a distanza. Esattamente come accaduto ieri quando, a Roma ed a Trieste, si sono tenuti i congressi fondativi della “cosa rossa”, tenuta a battesimo dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, e della “cosa nera”, inaugurata dall’ex delfina di AN, Giorgia Meloni.

A Roma, precisamente al Atlantico Live, si sono radunati i 1500 delegati delle 3 principali forze politiche poste a sinistra del PD, il “Movimento Democratico Progressista” (Articolo 1) di Speranza, D’alema, Bersani, la “Sinistra Italiana” di Fratoianni e Vendola, e “Possibile” di Pippo Civati, rappresentate – sul palco – da 3 vele, di colore rosso, giallo, e blu, proprio sotto lo slogan “c’è una nuova proposta“.

A dettagliare su quest’ultima. l’ospite d’onore della kermesse “rossa”, il Presidente del Senato ed ex magistrato anti-mafia Pietro Grasso che ha esordito subito con stoccate a destra e a manca, spiegando che, per essere alla guida di questo neonato movimento, ha rinunciato alle offerte del PD di fare da “riserva” per la Repubblica, in vista di prestigiosi incarichi (Presidente della Repubblica?), e che fare politica non deve essere percepito come una vergogna, ma come un onore (riferimento alle battaglie anti-casta del M5S).

Il nuovo aggregamento politico, ha spiegato Grasso, si chiamerà “Uniti e Liberi” perché intende andare al di là delle forze fondative, ed essere aperto alla cittadinanza attiva, alle forze intermedie, ed ai sindacati, in modo che nessuno si senta escluso e, anzi, sì da dar voce – in quanto voto utile – a quella buona metà degli italiani che, privi di speranza, non vota. Il fine, alle prossime consultazioni politiche, sarà quello di costituire un’alternativa a quelle forze (Forza Italia e PD) che raccontano favole, da svariati decenni, ed quelle che – in quanto movimenti di protesta – canalizzano in modo inconcludente la rabbia dei cittadini.

Quasi un rimando alle forze identitarie post missine che, proprio nelle medesime ore, andavano riorganizzandosi con eventi ad hoc. Se Storace, Alemanno, e Menia (altro notissimo ex AN) hanno portato le insegne del Movimento Nazionale per la Sovranità (“sovranisti”) sotto l’ala protettiva del rinnovato “Carroccio nazionale” di Matteo Salvini, l’ex passionaria dei giovani missini, ormai leader adulta, Giorgia Meloni, ha radunato le sue truppe a Trieste, al Pala Alma Arena, per il nuovo congresso di Fratelli d’Italia che, oltre a sancire il ritorno “alla casa madre” della pitonessa Daniela Santanché, ha serbato diverse novità.

Innanzitutto, un restyling del simbolo politico, da cui spariscono le sigle “MSI” ed “Alleanza Nazionale”, con la sola conservazione della Fiamma Tricololore, a denotare che la storia personale non si rinnega (Almirante avrebbe detto “non rinnegare, non restaurare”), anche se – d’ora innanzi – si guarda avanti. Dove? A spiegarlo è la stessa Meloni secondo cui il nuovo Fratelli d’Italia non sarà più la casa della destra italiana, ma quella dei patrioti italiani, ovvero di chi pone l’amore per il Bel Paese prima di ogni altra cosa (un Italy First di trumpiana memoria), indipendentemente dal proprio passato politico, e da una provenienza eventualmente diversa.

In tema di Alleanze, l’onorevole Meloni – riconfermata leader del suo partito – ha spiegato che porrà, ai partner di percorso del centro-destra, 2 pregiudiziali, quella dell’onestà, da esplicare con un comitato di alte personalità che passi al vaglio le candidature, ed una anti-inciuci nei confronti del PD (ammonimento a Forza Italia) e dei pentastellati (stop alla corte leghista verso i cinque stelle): solo a queste condizioni, Fdi che pure non ha sciolto le riserve su una corsa in solitaria, si presterà a far parte di una nuova coalizione di centro-destra, quasi sicuramente a guida forzista

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