Secondo le stime circolate agli inizi di settembre, in un incontro tra sindacati e il gabinetto del ministero, sarebbero due milioni le domande per un posto da supplente precario come bidello, segretario o assistente di laboratorio nelle scuole. Un decreto del ministro dell’istruzione Valeria Fedeli sta facendo notevolmente discutere: consentirà agli stranieri, anche i migranti con semplice permesso di soggiorno, di poter accedere alla terza fascia della graduatoria Ata per le scuole. Risulta evidente che migliaia di italiani, in attesa da anni, saranno letteralmente disarcionati.
Il decreto enuncia, per la precisione, che l’accesso ai posti è consentito ai cittadini di Paesi terzi che siano titolari del permesso di soggiorno CE, soggiornanti di lungo periodo o che siano titolari dello status di rifugiato ovvero dello status di protezione sussidiaria.
Le graduatorie per le supplenze del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole italiane risultano rallentate da anni: posti ambiti anche solo per qualche mese. La regolarizzazione degli italiani in cerca di uno straccio di stabilità per la Fedeli non pare preminente: circa 20 mila precari italiani aspiranti bidelli, rischiano di essere soppiantati dagli immigrati.
Il presidente nazionale del sindacato Feder.ata, Giuseppe Mancuso ha commentato: “Negli ultimi anni si sono persi posti di lavoro nel settore del personale non docente della scuola. I pensionati non sono stati rimpiazzati e circa 15- 20.000 precari attendono un inserimento stabile: sono precari che hanno già avuto una formazione e hanno un’esperienza del lavoro, molto delicato, da compiere nella scuola”.
Nella scuola pubblica da anni il problema preminente è la stabilizzazione per docenti e bidelli: il precariato, e le sue incertezze continue, hanno compromesso notevolmente la qualità del servizio. Il presidente Mancuso ha affermato che è decisamente irrazionale scavalcare i precari italiani che attendono da anni e immettere cittadini di altri Paesi che possono avere tutte le qualità, i titoli equivalenti ma che non possono avere l’esperienza maturata sul campo dai precari italiani.
Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord, ha sentenziato che a spalancare le porte agli immigrati è stata una legge del Pd con cui l’Italia – grazie alle notevoli pressioni effettuate dall’allora ministro dell’Immigrazione Cecile Kyenge – si è allineata alla normativa europea, che di fatto mette i nostri lavoratori in concorrenza col mondo, innescando una guerra fra poveri atta ad abbassare i salari.