“Siamo alla follia. Fin dove vogliono arrivare gli integralisti del mondialismo? Guardatevi il video, cercate contenuti “volgari o offensivi” e fatevi una idea di cosa sta succedendo nelle nostre società” ha sentenziato estremamente adirata Giorgia Meloni dopo la censura di Facebook. Il video, che parlava della festa di Atreju – la kermesse di Fratelli d’Italia alle Officine Farneto di Roma – è stato designato dal social come inopportuno, un contenuto fastidioso.
Il video dal titolo “È tempo di patrioti” era stato pubblicato questa mattina: due minuti in cui la Meloni raccontava la nascita della manifestazione che ha ideato e che organizza da quasi venti anni.
Nel video la stessa spiegava che la location della kermesse, una fabbrica, era stata scelta per svecchiare la tematica della Patria e dei patrioti dalla classica lettura rinascimentale: quindi Patria intesa come quella fatta col sudore della fronte, ricca di patrioti semplici, perché “patrioti per noi sono gli operai che si alzano alle 4 del mattino sono le ragazze che lavorano nei call center e decidono di mettere al mondo un bambino sfidando il futuro o il carabiniere che rischia la vita per 1.200 euro al giorno“. Per la Meloni, quindi, la patria è una scelta quotidiana, di ognuno di noi.
Per Facebook il video della Meloni non può essere pubblicizzato perché viola le norme sulla pubblicità: si legge testualmente che la sponsorizzazione è stata negata perché non sono consentite inserzioni contenenti volgarità, che fanno riferimento alle caratteristiche delle persone che le vedono (ad es. razza, etnia, età, orientamento sessuale, nome) o che le infastidiscono.
Galeazzo Bignami, capogruppo di Forza Italia in regione Emilia Romagna, ha avuto il medesimo trattamento: i contenuti sulla sua pagina Facebook sono stati bloccati, probabilmente per segnalazioni di qualche utente o se per una scelta del social network.
Il capogruppo si auspica che non stia capitando quello che temono, che non si voglia far sapere cosa accade in Italia, che si impedisca a notizie vere e a filmati reali, di circolare impedendo alle persone di farsi una propria opinione sulla realtà.