Matteo Salvini, piccoli ma significativi cedimenti progressivi

Il segretario della Lega è in evidente difficoltà a barcamenarsi tra le due anime del suo partito: quella governista favorevole all'estensione del green pass e quella dura e pura contraria ai provvedimenti del governo

Matteo Salvini, piccoli ma significativi cedimenti progressivi

Solo otto giorni fa Salvini aveva detto in giro di aver saputo da Draghi che non ci sarebbe stata alcuna estensione del green pass. Il Consiglio dei Ministri del 16 settembre, smentendolo clamorosamente, ha votato a favore del provvedimento all’unanimità, ministri leghisti compresi.

Il leader della Lega ha dovuto abbozzare e ha cercato di cavarsela eludendo la domanda: «Se l’estensione Green è una sconfitta della Lega? No, giudico una vittoria dell’Italia quella che stiamo avendo contro il Covid, con tutta la scaramanzia del caso. La Lega è riuscita a evitare quello verso cui qualcuno voleva andare: l’obbligo vaccinale di massa». Paura immotivata quest’ultima perché nessuno ha mai ipotizzato una imminente introduzione dell’obbliga vaccinale, anche se naturamente è argomento di cui si discute.

Appare evidente a tutti gli osservatori politici che le posizioni ondivaghe del “capitano” denunciano ciò che a parole si cerca di smentire e cioè che la Lega sta attraversando un momento di difficoltà: le posizioni delle due anime del partito sui provvedimenti del governo tendono sempre più a divergere. E il dovere di un segretario che si rispetti è quello di mantenere il partito unito, impedendo che si vada a una spaccatura dalle conseguenze imprevedibili.

Da una parte sta la cosiddetta “ala governista” guidata dal ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e dai governatori del Veneto Luca Zaia e del Friuli Massimiliano Fedriga. Forti dei sondaggi secondo i quali la grande maggioranza degli italiani sarebbero a favore dell’obbligo del green pass, sono riusciti, alla fine, a portare dalla loro parte anche il recalcitrante segretario.

Ad alzare gli scudi sono stati gli altri, quelli fedeli alla linea originaria. Tra i primi personaggi come Armando Siri, già sottosegretario del primo governo Conte nel quale la Lega  chera alleata coi 5stelle, che afferma di non condividere il metodo, i modi e l’approccio della decisione assunta dall’esecutivo e Francesca Donato, l’europarlamentaree da tempo si scaglia contro vaccini, Green pass e restrizioni. Quest’ultima ha usato toni particolarmente duri: «Il decreto sul green pass sarà la tomba della rappresentatività democratica della politica» ha dichiarato. Poi ha twittato: «Io non sono entrata nella Lega Nord ma nella Lega per Salvini Premier. Con valori e obiettivi molto diversi da quelli che sta realizzando questo governo col supporto dei ministri del nord. E non nascondo il mio dissenso

In principio erano i primi ad essere infastiditi dalle posizioni oltranziste del segretario del partito, ora che Salvini sull’estensione del green pass ha ceduto, a essere scontenti sono gli altri. L’ambiguità del segretario, alla fine, ha deluso tutti.

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