Matteo Salvini indagato per il caso della nave Diciotti

Al ministro degli Interni Matteo Salvini vengono contestati i reati di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio per essersi opposto allo sbarco dei migranti della nave Diciotti.

Matteo Salvini indagato per il caso della nave Diciotti

Andrò davanti ai magistrati a spiegare che non sono un sequestratore“, queste le parole del ministro degli interni Matteo Salvini. A poche ore dall’apertura dell’inchiesta, ha ribadito il suo pensiero in merito alla vicenda della nave Diciotti. Lui, di certo, non si sente un sequestratore ed è pronto a spiegare ai magistrati le sue ragioni.
Rimane perplesso sul fatto di essere indagato per aver fatto il suo lavoro da ministro e non riserva parole dolci verso il procuratore della Repubblica di Agrigento Luigi Patronaggio che fino a qualche tempo fa aveva sostenuto che “il rischio di terroristi a bordo dei barconi è alto”.

Qualora il tribunale dei ministri acconsenta all’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, lui è pronto a spiegare del perchè si sia opposto così tenacemente allo sbarco dei migranti. L’inchiesta partita da Roma, vede come protagonisti diversi soggetti. Bruno Corda, vice capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione che avrebbe ricevuto una telefonata da Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del ministro, che gli avrebbe riferito di impedire lo sbarco delle quasi 200 persone a bordo della nave Diciotti ormeggiata a Catania.

Secondo Piantedosi, però, non sarebbe stata violata alcuna norma. Secondo i magistrati che hanno attivato l’indagine, invece, ssarebbero stati violati gli articoli 10 ter e 40 del Testo unico sull’immigrazione. In particolare, l’articolo 10 ter dice che deve essere assicurata al migrante “l’informazione sulla procedura di protezione internazionale”, se arriva da un paese in guerra (la maggior parte sulla nave sono eritrei), cosa che non sarebbe stata fatta per le persone a bordo della Diciotti.

Poi l’articolo 40 dice che i migranti devono essere trasferiti in centri di accoglienza in tempi brevi, 48 ore. Vi è poi un ulteriore elemento che avvalora la tesi dei magistrati, ossia che la nave era inadeguata ad ospitare per più giorno 150 persone con soli due bagni chimici a disposizione, coperte termiche per terra, due aree per docce portatili.

Non sono però mancati messaggi di sostegno al ministro da parte dei colleghi del centro- destra come Berlusconi e la Meloni che ritengono questa inchiesta solo un buco nell’acqua. 
Una vicenda in divenire che nelle prossime settimane ci darà delle risposte.

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