Maroni: “Taglio fondi per chi accoglie migranti”

Il governatore della Lombardia, il leghista Roberto Maroni, afferma di voler tagliare i trasferimenti regionali ai comuni che accolgono i migranti. "Come disincentivo", chiosa Maroni

Maroni: “Taglio fondi per chi accoglie migranti”

Continua a non volersi placare l’ondata di migranti che vede l’Italia come protagonista (solo ieri, sono state salvate 3.480 persone) e, allo stesso modo, continuano anche le polemiche sulla gestione del tema dell’immigrazione. Alla proposta di redistribuzione nazionale dei migranti, cominciano ad arrivare le prime risposte contrarie. Quella che fa più rumore, per toni e contenuti, è quella del governatore della Lombardia, il leghista Roberto Maroni, che lancia una vera e propria sfida al governo.

Dal Viminale, infatti, sono settimane che si chiedono degli sforzi alle Regioni del Nord Italia per accogliere parte dei migranti che trovano ospitalità soprattutto nelle aree del Sud Italia (particolarmente in Sicilia). A questa richiesta, Maroni risponde con quella che suona a tutti gli effetti come una minaccia. Dal palco del Premio Milano Produttiva 2015, il governatore della Lombardia afferma: “Ho deciso di scrivere una lettera ai Prefetti per diffidarli dal portare qui in Lombardia nuovi clandestini e ho deciso di scrivere ai sindaci per dirgli di rifiutarsi di prenderli, mentre ai sindaci che dovessero accoglierli ridurremo i trasferimenti regionali, come disincentivo, perché non devono farlo e chi lo fa, violando la legge, subirà questa conseguenza. Nei prossimi giorni voglio incontrare Toti e Zaia per fare fronte comune e assumere iniziative comuni. Toti e Zaia, peraltro, hanno già detto la loro sulla questione, attestandosi su posizioni decisamente vicine a quelle di Maroni.

Queste pesanti affermazioni arrivano a una settimana dal Consiglio dei Ministri UE degli affari Interni, prevista per il 15 giugno, in cui verrà proprio discussa la redistribuzione dei migranti nel territorio europeo. Purtroppo per questi ultimi, però, anche in questo caso ci sarà una vera e propria battaglia a Bruxelles, poiché sono già arrivati i primi no dal Regno Unito, dalla Francia e da alcuni Stati dell’Est Europa.

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