Lo scandalo di Tangentopoli oggi compie trent’anni

Era il 17 febbraio 1992 quando Mario Chiesa, dirigente del Pio Trivulzio di Milano, viene arrestato con l'accusa di corruzione. Da quell'arresto parte un terremoto politico di proporzioni colossali

Lo scandalo di Tangentopoli oggi compie trent’anni

Lo scandalo battezzato con il nome di Tangentopoli inizia trent’anni fa, esattamente il 17 febbraio 1992. Parte da un anonimo ufficio di Milano: il Pio Trivulzio. Un albergo che ospita anziani e disabili. Nessuno lo conosce, ma presto diventerà l’albergo più noto e famigerato del Paese. Perché è proprio lì che parte un terremoto politico di proporzioni apocalittiche.

l dirigente di quell’ospizio si chiama Mario Chiesa. È un fedelissimo di Bettino Craxi, dominus assoluto del Partito Socialista e ago della bilancia della politica italiana. Lui mira a diventare sindaco di Milano, ma presto diventerà detenuto di San Vittore. Chiesa, quel giorno, non è solo nel suo ufficio. Davanti a lui c’è Luca Magni, un imprenditore di una ditta di pulizie, che sta per consegnargli una mazzetta di 14 milioni di lire. Quella somma rappresenta il dieci per cento di un importo complessivo di 140 milioni per assicurarsi l’appalto di pulizia al Pio Trivulzio.

Chiesa non sospetta che quell’appuntamento è una trappola. Qualche giorno prima, infatti, Magni, stanco di sottostare alle continue richieste di denaro, denuncia tutto ai carabinieri. L’atto d’accusa finisce sul tavolo di un giovane magistrato, Antonio Di Pietro, che decide di organizzare l’esca. Le banconote che Magni sta per consegnare a Chiesa vengono fotocopiate e firmare dallo stesso Di Pietro e dal capitano dei carabinieri Zuliani. Sarà la prova che inchioderà l’avido dirigente. Non appena Chiesa afferra la busta con il maltolto, i carabinieri fanno irruzione nell’ufficio. Alla vista delle divise, Chiesa corre in bagno e tenta di gettare le banconote in un water per far sparire ogni traccia del reato. Ma non fa in tempo. I militari lo ammanettano e lo portano a San Vittore. L’accusa è pensate: corruzione ed estorsione.

Ma quella tangente non è un malloppo isolato. Sono briciole di pane. Perché i carabinieri vanno a casa sua e trovano altri 160 milioni di lire rinchiusi in un cassetto. Partono le indagini e quei 160 milioni diventano decine di miliardi che Chiesa aveva depositato su conti svizzeri, coperti con nomi di acque minerali e intestati alla sua segretaria, che nemmeno sapeva di essere miliardaria grazie alle tangenti incassate dal suo superiore. L’avvocato di Chiesa cerca di circoscrivere il reato ai quei 14 mserabili milioni. Poca roba, pensa lui. Ma quando Antonio Di Pietro gli dice che “l’acqua minerale è finita”, l’avvocato capisce che il suo assistito è giunto al capolinea. E’ stato scoperto. Non ha più scampo.

Rinchiuso in carcere, Chiesa non parla, tiene duro, si chiude in un muro di silenzio. Qualcuno però gli riferisce che Bettino Craxi lo ha appena definito un “mariuolo isolato”. A quel punto Chiesa capisce di essere stato scaricato, e parte la vendetta. Messo alle strette, il mariuolo isolato parla, diventa un fiume in piena. Riferisce ai magistrati anni di spartizioni di tangenti tra i principali partiti italiani. Chiama in causa decine di politici e di imprenditori, in un effetto domino impressionante. I magistrati di Milano, organizzati in un pool definito Mani Pulite, firmano centinaia di avvisi di garanzia e di arresti per politici, capi di partito, ministri, sottosegretari, galoppini. Un intero sistema viene travolto dalle inchieste. Il Paese traballa, i cittadini sono sbigottiti. Tutti sapevano che in Italia la corruzione spadroneggiava, ma nessuno poteva immaginare a che livello di pervasività era giunta.

Un sistema di corruzione che aveva divorato migliaia di miliardi di lire, facendo del malaffare il modus operandi della gestione della cosa pubblica. Tanto che perfino gli imprenditori sapevano che, prima di partecipare a una bando di gara, dovevano pagare una tangente senza nemmeno che questa venisse chiesta. Era una sorta di tassa che finiva dritta nelle casse dei cinque principali partiti italiani: DC, PSI PLI, PSDI, PRI. Grazie alla sua collaborazione, Mario Chiesa ottiene i domiciliari. Non succede invece così per Bettino Craxi, in quel momento capo del governo italiano, che, raggiunto da ben quindici avvisi di garanzia e assalito da una folla inferocita che lo prende di mira con insulti e monetine, preferisce riparare Tunisia, diventando un latitante che assiste impotente al fuoco di Tangentopoli che in due anni, dal 1992 al 1994, fa a pezzi un intero sistema, divorando uomini, aziende e partiti. Era il 17 febbraio 1992. Una data che ha scritto una delle pagine più buie della storia del nostro Paese.

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