E’ destinata a far discutere la proposta del Movimento 5 Stelle di Livorno, che ha intenzione di cambiare il nome di due delle principali vie del centro della città labronica per intitolarle alla memoria di Ernesto “Che” Guevara e di Garibaldo Benifei, un partigiano livornese morto lo scorso 24 aprile alla veneranda età di 103 anni.
Le due vie in questione sono la via Grande e la via Bettino Ricasoli, il ‘barone di ferro’, che fu uno dei primi presidenti del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia (1866-67), che secondo i grillini “non merita questo posto d’onore nella cultura livornese”. Scettico il Pd, più nel fatto di sostituire via Ricasoli e via Grande che nell’intitolazione delle vie a Guevara e Benafei: “Queste due vie non possono essere sostituite”, dichiara il capogruppo Pd Marco Ruggeri, “fanno parte della storia cittadina. Questa è solo una manovra sensazionalistica da campagna elettorale. Ricasoli poco importante per Livorno? Si dimostra di avere qualche problemino con la storia“.
La mozione, che sarà portata il consiglio il 14 maggio, prevede anche una posizione critica nei confronti di Ricasoli: “Ricasoli ha mantenuto le leggi livornine in atto finché è stato capo del governo“, si legge sul sito www.livorno5stelle.it, ” esclusivamente per interessi personali, come tutti i bravi lobbisti che con il potere dei soldi scalano la politica: il barone commercializzava vino dalla sua enorme tenuta in Chianti e così facendo sfruttava le agevolazioni fiscali del tempo. Inoltre Ricasoli, assistente dell’esercito austriaco, contribuì ad aprire la breccia dalla porta San Marco e poche ore dopo assistette compiaciuto al sacco“, atteggiamento evidenziato dalle sue parole in seguito sul “popolaccio livornese conosciuto per antica corruzione e guastato dai ciurmatori politici”.
E il tributo al ‘Che’? “Un tributo alla figura umana più che all’idea politica. Strano che nessuno prima d’oggi si sia impegnato per un passo simile”. Per Benifei, invece, non sarebbe decorso il limite minimo di 10 anni dalla morte per intitolargli una via, a meno che non venga riconosciuta al partigiano un’importanza nazionale.