Visibilia Editore S.p.A., la società legata alla ministra del Turismo Daniela Santanchè, ha richiesto il patteggiamento nell’ambito del processo che la vede coinvolta insieme ad altri imputati per accuse di truffa aggravata ai danni dell’INPS. L’accusa riguarda presunte irregolarità nella gestione della cassa integrazione in deroga durante il periodo Covid, per la quale la ministra e altri collaboratori avrebbero percepito fondi pubblici in modo fraudolento.
L’indagine si concentra sulla gestione della cassa integrazione per 13 dipendenti di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, due società appartenenti al gruppo fondato dalla stessa Santanchè. Secondo i pubblici ministeri Marina Gravina e Luigi Luzi, la senatrice e i suoi collaboratori avrebbero ottenuto i fondi dichiarando falsamente che i dipendenti fossero in cassa integrazione a “zero ore“, mentre in realtà questi ultimi continuavano a lavorare in smart working. L’accusa parla di oltre 126.000 euro erogati dall’INPS per oltre 20.000 ore di lavoro, con danni sia economici che di immagine per l’ente previdenziale.
Santanchè, che non ha partecipato all’udienza preliminare, è rappresentata dai suoi legali, i quali hanno chiesto di trasferire il procedimento a Roma, dove ha sede l’INPS, e di riqualificare l’accusa da truffa aggravata a “indebita percezione di erogazioni pubbliche”. Il giudice per l’udienza preliminare (gup) Tiziana Gueli dovrà decidere il 23 ottobre se accogliere queste richieste, respingerle o rimettere la questione alla Corte di Cassazione.
Le indagini hanno portato alla raccolta di numerose testimonianze, oltre ai risultati di un’ispezione da parte dell’INPS, che sembrano confermare che Santanchè fosse consapevole della continuazione delle attività lavorative dei dipendenti durante il periodo in cui questi erano formalmente in cassa integrazione. Inoltre, vengono contestati finti rimborsi per note spese e viaggi, utilizzati per coprire le minori entrate legate alla riduzione degli stipendi.
La società Visibilia Editore, oggi in amministrazione giudiziaria, ha proposto di patteggiare una sanzione di 23.000 euro e di risolvere le irregolarità relative alla cassa integrazione erogata a sette dipendenti per un totale di circa 36.600 euro. Se il gup approverà il patteggiamento, non scatteranno misure di interdizione o confisca.