Era il 19 febbraio del 2004 quando venne finalmente approvato dal Parlamento Italiano il documento normativo che avrebbe disciplinato la procreazione medicalmente assistita. Detto provvedimento, conosciuto come Legge 40, creò più problemi e polemiche di quanti ne abbia risolti. La critica principale degli oppositori alla legge era il divieto contenuto nell’art. 4 comma 3 riguardante la fecondazione eterologa, ovvero quel determinato procedimento che, attraverso la donazione di seme o di ovuli da parte di un soggetto esterno, avrebbe permesso la gravidanza in caso di infertilità assoluta di uno dei genitori.
Mercoledì 9 Aprile, dopo oltre 10 anni, la Corte Costituzionale si è pronunciata sul divieto in questione ritenendo costituzionalmente illegittimo la disposizione di cui all’art.4 comma 3 della Legge 40.
Tuttavia questo non è il primo, sebbene sia uno dei più importanti, degli interventi modificatori della normativa:
1. Nel 2009 fu abrogato dalla Consulta l’art. 14 comma 2 il quale prevedeva il divieto di produzione di più di 3 embrioni e l’obbligo dell’impianto contemporaneo di tutti gli embrioni prodotti;
2. Con la stessa sentenza, la Corte modifica l’art. 14 comma 3 restringendo le limitazioni apposte alla deroga del divieto di crioconservazione degli embrioni;
3. In relazione alla sentenza 398/2008 del Tar del Lazio e alla giurisprudenza consolidata, si ritiene decaduto il divieto di diagnosi preimpianto per le coppie infertili portatrici di malattie genetiche.
4. Il divieto di accesso per le coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche (art. 5) è stato ritenuto illegittimo da 4 sentenze di tribunali italiani e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (29 Agosto 2012). La questione è tuttavia pendente davanti alla Consulta, in attesa della pronuncia di incostituzionalità.
5. Il divieto di utilizzo di embrioni per la ricerca scientifica dev’essere ancora discusso dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo.
Le lacune della normativa in questione riflettono l’influenza della Chiesa Cattolica sulla capacità dei nostri parlamentari di approvare leggi che garantiscano i diritti in modo completo. Non è un segreto che gli ambienti ecclesiastici non vedano di buon occhio la fecondazione eterologa. Non sono infatti mancati gli appelli preoccupati dei cattolici, subito schieratisi contro la recente pronuncia della Consulta. Secondo Famiglia Cristiana siamo di fronte all’ennesima follia italiana. Inoltre Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, afferma che “questa è l’ultima picconata […] ad una legge che non è più quella approvata dal Parlamento”.
Positivi i commenti ricevuti dall’Associazione Luca Coscioni, da alcuni parlamentari SEL e PD e da Roberto Saviano, i quali lodano la sentenza e guardano con speranza allo spiraglio che essa ha aperto.
Le vicissitudini succedutesi dal 2004 ad oggi all’interno di vari tribunali, le numerosi questioni ancora pendenti, i progetti di legge presentati (come quello sulla donazione degli embrioni) ci portano a pensare che un ulteriore provvedimento legislativo più completo e dettagliato possa essere una valida soluzione al problema, nella speranza che, almeno questa volta, nell’esigenza di garantire e proteggere il diritto di tutti i cittadini a formare una famiglia.