E’ un tema sul quale si discute da mesi, un cambiamento fortemente voluto dalla maggioranza di governo e ampiamente criticato dalla minoranza e dai partiti di opposizione. Proviamo a spiegare cosa cambierà con l’introduzione dell’ autonomia differenziata.Il disegno di Legge proposto da Calderoli della Lega ha ricevuto il via libera sia al Senato che alla Camera; è quindi divenuto ufficialmente Legge.
Questa Legge – che si compone di 11 articoli – ha la finalità di dare attuazione al titolo V della Costituzione (riforma costituzionale che entrò in vigore nel lontano 2001). I destinatari di questa Legge sono le regioni a statuto ordinario, ma non solo. Con questa le Regioni potrebbero avere maggiore autonomia sulle materie elencate nel testo ma per averla è lo stesso ente locale che deve chiederla, l’iniziativa deve provenire dalla stessa regione. Le materie sulle quali si può avere più autonomia sono in totale 23, tra queste anche la salute, l’istruzione e lo sport, ecc.
Maggiore autonomia alle Regioni, si, ma non scriteriatamente. Sulle materie che riguardano i diritti sociali (es. la salute) ci sono da rispettare i c.d. Lep, livelli essenziali delle prestazioni, non sono altro che dei livelli minimi individuati dallo Stato sotto i quali non si può scendere. Questo sarebbe il primo argine all’autonomia per evitare che questa diventi sbilanciata.
C’è poi un secondo limite e si chiama clausola di salvaguardia, questa garantisce il diritto di intervento dello Stato, quest’ultimo sostituisce la Regione quando questa risulta inadempiente. L’autonomia, a favore della regione che la chiederà, sarà quindi concessa solo dopo che si sono stabiliti i Lep e soltanto a seguito dell’accertamento delle adeguate coperture finanziarie (secondo la legge di bilancio).
L’autonomia insomma deve essere concessa dallo Stato e appare limitata e condizionata. Questo per evitare preoccupazioni di chi ritiene che con questa novità si sia messa in discussione l’unitarietà del Paese. Si ricorda poi che l’undicesimo (e ultimo) articolo della Legge è quello che estende questa facoltà dell’autonomia anche alle regioni a statuto speciale.