La proposta di Di Maio: “Pensione dopo 41 anni di lavoro indipendentemente dall’età”

Di Maio propone la ‘Quota 41’, ovvero una formula attraverso la quale i lavoratori potranno andare in pensione dopo 41 anni di lavoro indipendentemente dall' età.

La proposta di Di Maio: “Pensione dopo 41 anni di lavoro indipendentemente dall’età”

Il candidato alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri del Movimento 5 Stelle ha annunciato che il programma pensioni del Movimento verrà presentato nel giro di pochi giorni ed è tornato sul tema dell’ abolizione della legge Fornero.

In pensione dopo aver portato a termine 41 anni di lavoro, senza alcun riguardo per l’età. Questa è l’ultima proposta avanzata da Luigi Di Maio in questi primi giorni di campagna elettorale. L’idea del capo politico del M5s è quella di presentare prossimamente in maniera ufficiale l’iniziativa chiamata ‘Quota 41’: “Si basa sul concetto che dopo 41 anni di lavoro devi andare in pensione”, senza nessun tipo di legame “tra tempo di lavoro ed età pensionabile, non esiste più la somma di tempo di lavoro ed età”. 

Di Maio e “Quota 41”: in pensione dopo 41 anni di lavoro

Il capo politico dei 5 stelle ha affermato che il programma sul delicato tema delle pensioni elaborato dal Movimento “sarà presentato nei prossimi giorni”. Intanto, sulla legge Fornero ha aggiunto in maniera perentoria: “Va abolita non solo per chi deve andare in pensione ma per tutti i giovani”.

E su questo argomento non ha perso l’occasione per attaccare il leader della Lega Nord Matteo Salvini: “Si è venduto per qualche poltrona e rinnega l’abolizione di questa legge”, ha dichiarato riferendosi al passo indietro di Berlusconi, il quale ha parlato solo di una parziale revisione del testo di legge.

Dopo le dichiarazione di Matteo Salvini, leader del carroccio, il quale ha detto di voler abolire l’obbligatorietà dei vaccini, Di Maio ha commentato: “Io sono vaccinato, vaccinerei mio figlio. La mia famiglia è vaccinata, crediamo nei vaccini”.

Insomma, i toni usati dal leader del primo partito italiano, almeno stando agli attuali sondaggi, ha usato toni da piena campagna elettorale e ha attaccato apertamente diversi suoi avversari politici. Il più bersagliato è stato senza ombra di dubbio il leader leghista Matteo Salvini.

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