La profezia di Giorgetti: "Ci sarà crisi economica e sarà meglio tornare a votare"

Il sottosegretario leghista contro il reddito di cittadinanza: "Piace all'Italia che non ci piace e favorisce il lavoro nero". E avverte: con le politiche grilline finiremo in recessione.

La profezia di Giorgetti: "Ci sarà crisi economica e sarà meglio tornare a votare"

Il fallimento del governo nella trattativa sulla manovra economica con l’Europa non è stato preso bene dal leghista Giancarlo Giorgetti, vicepresidente del Consiglio di Ministri, che prospetta anche la possibilità che l’esecutivo gialloverde cada e che si torni presto a votare per eleggere un nuovo governo senza il M5S tra i piedi.

Perché Giorgetti non ha dubbi: i grillini sono inadatti a governare il Paese. E avverte. Gli elettori presto si accorgeranno che non ci saranno risorse per il reddito di cittadinanza, non ci saranno pensioni baby, la crisi divorerà i risparmi degli italiani, la disoccupazione aumenterà a causa del decreto dignità, e non sarà più possibile fare altre manovre.

A finire nel mirino di Giorgetti è soprattutto il reddito di cittadinanza, tanto sbandierato dai grillini. Un sussidio che però è richiesto solo al Sud, che ha votato i Cinque Stelle proprio per continuare a vivere felice e faceto nell’assistenzialismo permanente. Mentre è ignorato al Nord, che produce, investe, e che negli ultimi tempi è in netta ripresa.

Giorgetti non ha torto quando dice che il M5S deve il suo successo agli elettori meridionali e che quindi è costretto a fare gli interessi dei meridionali se vuole restare al governo. E quale interesse migliore se non quello di permettere a un disoccupato napoletano o siciliano di percepire un reddito senza lavorare?

Giorgetti, infatti, sostiene che il reddito di cittadinanza ha orientato pochissimi elettori al Nord, e realizzarlo creerebbe il pericolo di un aumento del lavoro nero al Sud. Cosa che non contribuirebbe ad aumentare il Pil dell’Italia, semmai solo quello di sfruttatori e mafiosi che sull’economia sommersa costruiscono le loro fortune.

Il governo, quindi, scricchiola. E ad essere finiti nel mirino dell’opinione pubblica sono soprattutto quei personaggi che per mesi hanno inneggiato alla “guerra santa” contro l’Europa, per poi abbassare la testa davanti alla minaccia delle sanzioni di Bruxelles, rinegoziando una manovra che di fatto rappresenta la fine delle utopie italiane.

Davanti a questo fallimento, Di Maio cerca disperatamente di imbonire i suoi elettori con giochi di prestigio. E pubblica post di vittoria con il 2,04 in cui lo zero sparisce per magia e resta la cifra annunciata dal balcone di Palazzo Chigi. Qualche elettore ci casca. Ma i più capiscono il trucco e “buffone” è l’insulto più gettonato che gli arriva.  

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