La nuova proposta di legge per la legalizzazione della cannabis mette ko le altre

Il manifesto per la cannabis libera, nato dall'incontro delle due associazioni Freeweed e Canapese, anche se non è stato molto trattato dalla stampa, è stato depositato dal senatore Mantero lo scorso settembre per chiedere una regolamentazione della pianta.

La nuova proposta di legge per la legalizzazione della cannabis mette ko le altre

Il 24 settembre è stata depositata l’ultima proposta di legge in merito alla regolamentazione della cannabis con qualsiasi percentuale di THC. La nuova proposta di legge prende il nome di “Manifesto Collettivo per la Cannabis Libera” ed è la prima vera proposta di legge di iniziativa popolare, completamente apartitica, realizzata grazie alla collaborazione di diverse associazioni e sottoscritta da oltre 240 realtà. Hanno appoggiato il progetto canapicoltori, commercianti, associazioni, collettivi, eventi, fiere, magazine, etc.

Il Manifesto Collettivo ha la peculiarità di essere una richiesta avanzata direttamente dai cittadini, dichiarando l’intenzione precisa di non volersi piegare agli interessi di partito. Il deposito è avvenuto a seguito dell’incontro delle associazioni Freeweed e Canapese con il sottosegretario al ministero di Giustizia, Vittorio Ferraresi. Per la sua completezza e l’attenzione ai particolari, la proposta di legge è stata accolta positivamente e il senatore Mantero si è gentilmente offerto di depositarla in Senato senza accostare alcun partito a essa.

Analizzando le altre proposte di legge, si possono notare diverse lacune. Alcune di queste non affrontano la detenzione di cannabis, altre sono impossibili sotto il punto di vita pratico, ma la cosa che accomuna le altre è una propensione a destinare il mercato della cannabis al Monopolio di Stato e al farmacoligopolio (mercato esclusivamente delle aziende farmaceutiche).

Una proposta di legge depositata dal Partito Democratico, per esempio, permette l’autocoltivazione fino a 5 piante, ma non il possesso del raccolto superiore a 5 grammi. Questa proposta pone dei limiti impossibili da rispettare considerando che una singola pianta ha una produzione minima di circa 15/20 grammi nei casi peggiori.  Altre proposte di legge permettono la coltivazione ma non regolamentano il possesso di cannabis, esponendo il possessore a una potenziale accusa di detenzione ai fini di spaccio.

Il Manifesto Collettivo affronta con attenzione tutti gli aspetti che riguardano la cannabis, ponendo un accento particolare sul mercato libero e competitivo. Promuove il mercato regolamentato, quindi dando la possibilità a tutti i cittadini di poter avviare la propria attività e di creare nuovi posti di lavoro. Sarebbe inoltre possibile investire in qualsiasi settore concernente questa pianta: tessile, bioplastiche, carburanti, carta, alimenti, edilizia, medicina, fitodepurazione, energia, etc, ponendo anche le basi per lo sviluppo di una filiera ecosostenibile.

Attenzione però perché tutto ciò non vuole trasformare l’Italia in un paese dei balocchi. Vi sono diversi obblighi da rispettare, soprattutto per la sicurezza pubblica e per quella dei minori. Sono anche state assegnate le relative sanzioni per le diverse condotte sbagliate. Il tutto è studiato per ridurre il narcotraffico e per porre fine alla criminalizzazione del cittadino che autocoltiva le proprie piante per non interfacciarsi con il mercato nero, per agevolare l’accesso alla cannabis medica ai malati e per generare entrate per le casse dello Stato. Sono state raccolte fino a oggi oltre 41 mila firme sul sito e il numero è in crescita costante a dimostrazione che vi è una vera intenzione da parte dei cittadini di porre fine al proibizionismo nei confronti di questa pianta.

La cannabis ha un valore stimato di circa 9 miliardi di euro l’anno, denaro che confluisce direttamente nelle mani delle organizzazioni criminali che gestiscono il narcotraffico nel nostro paese. 9 miliardi di euro su cui non viene applicata alcuna tassazione essendo proventi di un mercato illegale. Il Manifesto Collettivo permetterebbe di recuperare una grandissima parte di quei ricavi e ricollocarli in un circuito regolamentato di cui può beneficiarne anche il cittadino.

I consumatori in Italia sono circa 5 milioni e la lotta alla cannabis si è rivelata un fallimento. Nei paesi in cui le droghe leggere sono state legalizzate, si sono verificati diversi miglioramenti sociali ed economici.

Continua a leggere su Fidelity News