La faccia dialogante dei talebani: l’Occidente ci riconosca

I nuovi padroni dell'Afghanistan, ora che l'ultimo americano ha lasciato il paese, cercano il riconoscimento internazionale senza il quale sarà praticamente impossibile governare un paese così complesso e frammentato.

La faccia dialogante dei talebani: l’Occidente ci riconosca

Speriamo che l’Italia riconosca il nostro governo islamico e che riapra presto la sua ambasciata. (…) Vogliamo ristabilire buone relazioni con il vostro paese e rafforzare le nostre relazioni diplomatiche e politiche, per questo è importante che l’Italia riapra la sua ambasciata a Kabul”.

Queste le dichiarazioni, che possono sembrare sorprendenti alla luce di quanto il mondo ha visto in televisione e conosciuto attraverso i media, del portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, nel corso di un’intervista con l’inviato del quotidiano La Repubblica.

In realtà tanto sorprendenti non sono perché, al di là dei proclami ideologici e ai richiami di carattere teocratico, il ristabilimento, per quanto possibile, di un clima di normalità è conditio sine qua non per riuscire a governare un paese tanto complesso come l’Afghanistan.

L’Afghanistan è un paese da ricostruire. A cominciare dal rimettere in moto un’economia già fragile ma che ora rischia di colassare e sprofondare dentro il baratro del ciclo perverso inflazione-disoccupazione dal quale sarà praticamente impossibile uscire.

Ora che gli americani hanno lasciato definitivamente il paese e che i giorni convulsi dei profughi ammassati nell’inferno dell’aeroporto di Kabul nel tentativo disperato di lasciare il paese sono alle spalle, i nuovi padroni, hanno tutto l’interesse a mostrare il volto dialogante e sollecitano i paesi occidentali a riallacciare i rapporti diplomatici, rendendosi conto che al giorno d’oggi una chiusura autarchica non è più proponibile.

Anche perché la società afghana negli ultimi vent’anni è cambiata. Pur con una classe politica screditata e inetta, infestata dal cancro della corruzione e attraversata da mai sopite lotte tribali, le forze migliori della società civile, le donne in primis, sono riuscite a rendersi visibili e a conquistare posizioni e questo non è più possibile ignorarlo, neanche da parte dei talebani.Tanto più che l’occidente, dal quale cercano riconoscimento, a questo tema è particolarmente sensibible.

Sarebbe sbagliato farsi eccessive illusioni. “Vedo le donne protagoniste della società afghana” ha affermato Zabiullah Mujahid nel corso dell’intervista. Aggiungendo però subito dopo che, seguendo i comandamenti del Corano e sotto la legge della sharia, le donne non potranno ambire a cariche ministeriali, ma sono bravissime come infermiere e potranno lavorare anche nei ministeri, nella polizia e nella magistratura, ma solo come assistenti.

Ma è soprattutto alla Cina che i talebani guardano. “Pechino ci aiuterà a ricostruire il paese, sarà il nostro partner commerciale”, ha affermato Zabiullah Mujahid ed effettivamente la più forte economia asiatica pare sia più che disponibile a investire in Afghanistan notevoli capitali, sfruttando le preziose risorse minerarie del paese e ripristinando l’antica Via della Seta.

E Pechino, si sa, in fatto di diritti civili non è proprio un portabandiera e, sotto questo aspetto, non solleverà obiezioni di sorta. . 

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