La CEI contro il governo sulla Fase 2: confronto tra posizioni nel mondo cattolico

La CEI accusa il governo di ledere la libertà di culto, escludendo dalla Fase 2 la possibilità di celebrare messa. La lettera di un giornalista e missionario cattolico, su una presa di posizione ritenuta divisoria e inopportuna.

La CEI contro il governo sulla Fase 2: confronto tra posizioni nel mondo cattolico

L’ira dei vescovi per il nuovo decreto investe il premier Giuseppe Conte. Nel DCPM dedicato alla cosiddetta Fase 2 sono ancora vietate le celebrazioni delle messe, ad eccezione dei funerali. Cosa che ha scatenato la reazione della Conferenza Episcopale Italiana, che ha accusato il governo di ledere la libertà di culto. Attraverso un comunicato inusualmente duro, i vescovi italiani “non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto“, e si aggiunge: “La Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale“.

La risposta del governo è fredda e laconica, confermando i termini del decreto con una piccola apertura, in cui si impegna a studiare i protocolli adatti a consentire il prima possibile le celebrazioni liturgiche.

Ciò nonostante, non sembra bastare ai vescovi questa sorta di messaggio che, sostanzialmente, dice: “Vediamo cosa possiamo fare“. È difficile anche comprendere conseguenze e motivi di un brusco raffreddamento, dell’atteggiamento della Chiesa nei confronti dell’esecutivo. Nel suo editoriale, Marco Tarquinio – direttore del quotidiano cattolico per eccellenza, “L’Avvenire” – scrive di ingiustizie, di scelte miopi e sbagliate. 

Eppure, il mondo cattolico non sembra essere concorde sull’opportunità di questa presa di posizione della CEI. Ad esempio Don Giovanni Ferretti, canonico della Chiesa di San Lorenzo a Torino dice : “Libertà di culto non è libertà di infettare la gente. La nota CEI mi ha profondamente amareggiato“.

Nel web, spicca anche il post amaro e combattuto di Andrea Guerra. Un giornalista cattolico, già collaboratore de “Il Giorno” e de “La Gazzetta dello Sport”, ora missionario laico in Brasile. È una riflessione amara e combattuta, di chi vive la fede sul campo, sostenendo le persone più bisognose. Pur criticando un governo che dedica ai bambini e alle famiglie lo stesso spazio, misero, dato alla chiusura degli impianti di risalita delle località sciistiche, Guerra si pone (e pone) alcuni interrogativi.

Innanzitutto il giornalista rammenta di trovarsi in una terra in cui i preti mancano, dove i fedeli stanno per molto tempo senza ricevere la visita di un sacerdote: mesi senza messe, senza celebrazioni eucaristiche. “Non solo nelle zone più remote dell’Amazzonia, succede anche qui nella grande San Paolo, dove ci sono cappelle nel bel mezzo di enormi favelas in cui il parroco non riesce a celebrare tutte le domeniche.”, scrive Guerra. In fondo, per il missionario questa pandemia rendeva tutti i cattolici un po’ più uguali. Dalle baraccopoli al ricco Occidente, dove comunque è sempre possibile trasmettere online una messa. Rimarcando la differenza tra chi può accedere alla tecnologia e chi no. “Un altro mese – chiosa Guerra – (o anche due) di sforzo in questo senso era impossibile?

Altro dubbio definito corposo è il senso di un messaggio che comunque risulta divisivo, crea una spaccatura. “Noi e voi. Noi cattolici, e voi. Noi rivendichiamo i nostri diritti, la nostra autonomia“. Guardare al proprio orticello non è la visione che può avere la Chiesa, spiega il missionario, che non manca di criticare anche su ciò che è sempre stato un caposaldo cattolico, la famiglia su cui, come dal premier, non una parola.

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