Da che mondo è mondo, la politica è tale un po’ ovunque. E sebbene il nostro Paese abbia fatto scuola in materia di scandali, tra tangenti e decisioni discutibili che hanno visto coinvolta la classe politica (quasi sempre a braccetto con quella dirigenziale, e spesso e volentieri con l’ombra della mafia sullo sfondo), anche l’Inghilterra sta avendo la sua buona dose di problemi.
All’ordine del giorno ora c’è la questione relativa agli stipendi dei deputati britannici, i quali hanno deciso di premiarsi con un aumento di stipendio del 10%, che porterà il loro lordo annuale dalle 67.000 sterline odierne, a 74.000 sterline.
Si tratta comunque di cifre che non insidiano il primato degli stipendi dei colleghi italiani, veri e propri maestri nell’arte di attingere dal portafoglio dei contribuenti per fini personali; eppure in patria la notizia ha destato scalpore, tanto che alcuni hanno addirittura gridato allo scandalo. Poco importa se, parallelamente all’aumento di stipendio, i deputati inglesi abbiano anche deciso di ridurre i propri benefici pensionistici.
A riferire la notizia in patria è stato il principale quotidiano economico-finanziario britannico, il Financial Times, che ha sottolineato come i deputati inglesi si siano tutt’altro che arricchiti grazie ad i loro stipendi. La vera pietra dello scandalo non è infatti tanto l’aumento di stipendio in sé, che in relazione all’abbassamento delle pensioni per i politici potrebbe anche essere giustificato, ma il contemporaneo annuncio di forti tagli ai salari pubblici.
I cittadini hanno infatti dovuto accusare la riduzione degli stipendi pubblici da una parte, e l’aumento di quelli dei deputati dall’altra, il tutto in una volta sola. Inoltre l’aumento interesserà anche i membri dell’attuale esecutivo di Cameron, sebbene il Premier britannico avesse promesso, in sede di campagna elettorale, che l’attuale governo avrebbe congelato le proprie retribuzioni.