Ieri è stata una giornata piena di impegni per i Senatori Italiani, infatti si è chiusa la discussione generale sul decreto legge che sta spaccando i partiti, quello sulle unioni civili. A partire da oggi si andrà alle votazioni ma quelli più delicati, dai quali verte l’esito dell’intera votazione, sono gli articoli 3 e 5, sui quali anche lo stesso premier Matteo Renzi appare alquanto dibattuto.
Renzi si schiera apertamente, riassumendo quello che è il suo pensiero in poche parole, affidate nella eNews di ieri sera:“I diritti e i doveri sono tali solo se lo sono per tutti”. Con queste parole si è schierato apertamente dalla parte delle unioni civili, ma dice no all’utero in affitto. Nella eNews il Premier afferma: “Mi sembra ingiusto considerare la maternità o la paternità come un diritto da soddisfare pagando”.
Sul tema delle unioni civili tra i politici, come tra il popolo italiano, è in corso una grande discussione, in quanto sembra che la stragrande maggioranza degli italiani, e di riflesso i parlamentari, non vede di buon occhio e quindi condanna la pratica dell’utero in affitto; invece, sono in molti a volere che siano legittimate le unioni civili anche per persone dello stesso sesso.
Un po’ più complesso, invece, sembra essere il tema della ‘stepchild adoption’, cioè la possibilità di adottare il figlio naturale del partner, anche nel caso questo sia dello stesso sesso, nel caso di unioni gay.
Su questo argomento sono molto più contrastanti i pareri dei politici; infatti, i capi di molti partiti si sono apertamente dichiarati contrari e la cosa che più sembra strana è che perfino il Movimento 5 Stelle, che in principio aveva dato l’ok per votare il decreto, adesso abbia fatto dietro front, lasciando libertà di giudizio ai suoi senatori.
L’intervista del Premier si conclude dicendo che “è arrivato il momento che la politica affronti la realtà per quella che è, senza nascondere la testa sotto la sabbia”.