Il no della Consulta sull’eutanasia, non tutela la vita umana

I 15 giudici della Consulta dichiarano l'inammissibilità del referendum sull'eutanasia: "Non preserva la tutela della vita umana", dura reazione di Cappato e Mina Welby

Il no della Consulta sull’eutanasia, non tutela la vita umana

Il no della Consulta sull’eutanasia legale è stato dedciso nella serata ieri, martedì 15 Febbraio 2022, e ha il sapore del fallimento. La sentenza non ancora depositata, è stata preceduta da un comunicato stampa che ne spiega le motivazioni:“La corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe prevarsa la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”

Il primo degli otto quesiti, quindi, non è stato ritenuto ammissibile perché secondo i giudci non tutela la vita, soprattutto quella dei più deboli e di chi non ha la possibilità di scegliere per se stesso.

Dura la reazione di Marco Cappato, tesorirere dell’associazione Luca Coscioni, che si prepara a continuare la sua lotta contro le istituzioni:“Sull’eutnasia proseguiremo con altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina”.

Le reazioni della politica italiana non tardano ad arrivare, Enrico Letta, segretario del Pd, a favore dell’eutanasia chiede che sia il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, Matteo Salvini si dice “dispiaciuto” , mentre Conte punta sul testo Perantoni, sollecitando le altre forze politiche a portare avanti il loro progetto.

Soddisfazioni per l’esito invece, da parte di Paola Binetti, senatrice dell’Udc, e di Alberto Gambino, presidente dell’associazione Scienza e Vita, che esprime la sua gratitudine verso i giudici che sono stati capaci di tutelare i principi della Carta Costituzionale e delle persone fragili.

La battaglia sul suicidio assistito è stata persa, ma questo non vuol dire che la guerra non proseguirà, ad affermarlo anche Mina Welby, che dopo la cocente delusione afferma; “Ora voglo fare pressione sui parlamentari perché la legge su cui stanno lavorando diventi una buona legge”.

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