Il Marocco usa il pugno duro contro l’immigrazione per aiutare l’Europa

Madrid e Bruxelles hanno promesso 140 milioni al governo marocchino per frenare i flussi dei migranti. Da Rabat è scattata la linea dura contro i profughi subsahariani. Trentamila di loro bloccati dalla polizia in pochi mesi.

Il Marocco usa il pugno duro contro l’immigrazione per aiutare l’Europa

La linea migratoria nel Mar Mediterraneo è cambiata. Dopo che l’Italia ha chiuso le frontiere con la Libia, adesso i clandestini tentano di arrivare in Spagna passando per il Marocco, terra di transito e, spesso, anche di destinazione, tanto che, tra il 2018 e il 2019, sono entrati nella penisola iberica oltre 65 mila migranti, di cui 58 mila via mare e 7 mila via terra.

Numeri impressionanti che hanno spinto il governo madrileno a cercare di rafforzare i legami con il Marocco che fino a poco tempo usava la tratta di esseri umani in chiave contrattuale: soldi in cambio di un freno all’immigrazione. Una leva contrattuale usata anche adesso, visto che Madrid e Bruxelles hanno promesso 140 milioni di aiuti a Rabat per contrastare i flussi migratori.

Il risultato di questo accordo è che gli sbarchi sulle coste spagnole hanno subito un brusco calo, grazie alla “repressione” del governo marocchino che ha spostato la frontiera più lontano dall’Europa, rendendola più sicura e protetta. In pochi mesi, infatti, la polizia marocchina ha bloccato oltre 30 mila migranti provenienti dall’Africa del Sud e pronti a salpare per le coste iberiche.

Ciò è stato possibile grazie a una vera e propria “caccia al migrante” che si è scatenata nel Paese nordafricano. Molti subsahariani sono spariti dalla città, abbandonando anche quei quartieri che fino a pochi mesi fa avevano occupato in modo massiccio. Nessuno si sente più sicuro. I poliziotti cercano i profughi a ogni ora del giorno e della notte, con l’unico obiettivo di arrestarli e rispedirli nei loro Paesi d’origine.

“Non avrei mai pensato di soffrire così tanto come in Marocco”, racconta Fatima, 37enne del Senegal. “Qui sto male anche se ho tutti i documenti in regola. La polizia mi ha fermata più volte, come se fossi una criminale. Abbiamo paura della polizia, nessuno esce più per la strada, rimaniamo tutti nascosti. Quando avrò di nuovo la possibilità, cercherò di andare in Spagna: là almeno rispettano i diritti umani”.

Ma c’è anche chi, bloccato dalle forze dell’ordine, è stato subito espulso dal Paese senza tanti complimenti. Come è successo a Byron, che ha raccontato: “Ero al mercato quando la polizia è arrivata e mi ha arrestato. Prima sono finito in prigione, poi sono tornato in Camerun. Eravamo 40 persone. Siamo stati tutti rimandati nei nostri Paesi di origine”. Quando si dice miracolo del pugno duro.

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