La tassa sui cani è solo un’ipotesi ed è stata scoperta da pochi giorni, ma sta già facendo discutere. La proposta per ora non è altro che un emendamento contenuto nel decreto fiscale approvato dalla Camera con 359 “sì” e 166 “no”, e dopo la fiducia offerta al nuovo testo dalle Commissioni ora sarà necessario aspettare il verdetto del Senato.
Ma nel frattempo la manovra continua a far discutere. Già in precedenza era stato “beccato” un emendamento voluto da Maino Marchi, gapogruppo della Commissione Bilancio per il PD, che avrebbe comportato un’unificazione di TASI ed IMU provocando di fatto un aumento delle tasse sulla casa. La proposta era stata scoperta da Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, e prontamente ritirata dopo le proteste.
Vista l’impossibilità di aumentare le tasse sulla casa, ora è emersa quella sui cani. Nella fattispecie si fa riferimento ad un emendamento contenuto nella Manovra 2017 che prevede, qualora rimanga inalterato all’interno del testo, una tassa sui cani non sterilizzati che i proprietari dovranno pagare al Comune di residenza.
L’esenzione potrà essere richiesta solamente da allevamenti professionali e da altre figure particolari (come i pastori o i disabili che necessitano di un cane da accompagnamento), mentre i privati vi saranno necessariamente soggetti. “Secondo una proiezione dei dati ufficiali esistenti – ha dichiarato Michele Anzaldi, uno dei promotori dell’emendamento in questione – la gestione dei 750.000 cani randagi in Italia costa alle casse pubbliche circa 5,25 miliardi all’anno“.
Pertanto: “Se si procede con la sterilizzazione, certificata dai medici veterinari abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione, non si sarà tenuti a pagare il contributo“. La tassa sui cani sarà dunque valida per tutti coloro che figureranno padroni di un cane non sterilizzato, qualora questa proposta venga mantenuta all’interno del testo e la manovra venga approvata anche dal Senato senza ulteriori modifiche.