I 3 senatori e i 2 deputati di Popolari per l’Italia hanno annunciato di aver lasciato la maggioranza di governo. Se alla Camera la maggioranza è così ampia da non preoccupare l’esecutivo Renzi, i problemi sono semmai in Senato, dove il governo del Pd ha una decina di voti di margine, potendo contare su 174 sì: 113 dal Pd stesso, 36 del Nuovo Centrodestra, 19 del gruppo Autonomie e 5 del gruppo misto (Sandro Bondi, Benedetto Della Vedova, Salvatore Margiotta, Mario Monti e Manuela Repetti.
Del gruppo dei senatori fanno parte Mario Mauro, Tito Di Maggio e Angela D’Onghia. Il primo è un ex Forza Italia e un ex montiano; il secondo, ora con i fittiani, non ha mai lesinato pesanti critiche per il premier. Mario Mauro, che ha annunciato l’abbandono della maggioranza da parte del gruppo, resta nel gruppo Grandi Autonomie e Libertà ma passa all’opposizione. Angela D’Onghia, invece, sottosegretario all’Istruzione, ha preferito abbandonare il partito e restare nella maggioranza, così come farà Domenico Rossi (uno dei due deputati, insieme a Mario Caruso, dei Popolari per l’Italia).
Una notizia che, sebbene non sembri avere un peso politico specifico al momento, potrebbe invece essere molto importante al momento della discussione in Parlamento delle riforme istituzionali e del ddl Buona Scuola, in cui il problema per la maggioranza nasce dalla minoranza stessa del partito, e anche dal Nuovo Centrodestra, che sta spingendo la maggioranza ad una modifica dell’Italicum. In Senato, intanto, nasce un gruppo che raccoglie quelli che fino ad ora erano definiti “fittiani”, denominato Conservatori-Riformisti, con Cinzia Bonfrisco come capogruppo e i senatori Bruni, D’Ambrosio, Lettieri, Di Maggio, Falanga, Liuzzi, Eva Longo, Milo, Pagnoncelli, Perrone, Tarquinio, Zizza. Secondo i ben informati, però, Renzi avrebbe già pronto il piano B, con Denis Verdini pronto a fondare un gruppo per venire in sostegno dell’esecutivo.