Governo risponde a rottura del patto del Nazareno cambiando la legge sulle frequenze tv

La rabbia di Forza Italia è incontenibile: la rottura del patto del nazareno sembra aver cambiato l'emendamento sulle frequenze digitali e così Rai e Mediaset dovranno pagare 50 milioni in più

Governo risponde a rottura del patto del Nazareno cambiando la legge sulle frequenze tv

La rottura del patto del nazareno ha portato serie conseguenze anche sulle scelte dei votanti riguardo al dl Milleproroghe: il governo infatti riformula un emendamento sulle frequenze tv in digitale con l’effetto che adesso sia Rai che Mediaset dovranno ridistribuire 50 milioni di euro ad altri operatori. E sono le stesse fonti a confermare che questo effetto è stato dovuto alla rottura del Patto del Nazareno, avvenuta in seguito alle elezioni del presidente della repubblica.

Durante la mattinata, che ha visto sorgere tante discussioni sull’argomento nelle commissioni congiunte Bilancio e Affari Costituzionali della Camera, l’emendamento all’articolo 3 del decreto legge Milleproroghe è stato alla fine accantonato e sembrava rinviato alla prossima settimana. Inizialmente il governo si era dimostrato contrario ma ieri sera la sorpresa: diversi emendamenti parlamentari sono da riscrivere e rimanda ad un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico per eseguire la redistribuzione dei fondi.  

Una nuova riscrittura della norma da parte del governo sposta dunque al 30 giugno di ogni anno il pagamento dei diritti amministrativi e dei contributi per le frequenze televisive digitali, e toccherà al ministero dello Sviluppo economico determinare gli importi in maniera trasparente ma mantenendo gli incassi per l’erario come quelli del 2013.

Il sottosegretario Giacomelli, che è intervenuto sulla vicenda, ha cercato di placare gli animi e ha dichiarato: Posso capire la tensione di questi giorni ma suggerirei di tenersi ai fatti e non agli stati d’animo. L’emendamento in questione riporta alla piena titolarità del governo la riforma delle norme relative al canone frequenze che abbiamo annunciato già da agosto 2014, anche con una lettera scritta ad Agcom”. E Giacomelli sottolinea: “Le norme vigenti non prendono compiutamente atto del passaggio dall’analogico al digitale e determinano quindi distorsioni ed un onere eccessivo sugli operatori di rete”.

Giacomelli ha anche parlato ampiamente delle polemiche che seguirono alla relativa delibera Agcom. Secondo lui, l’integrazione voluta dal ministero dell’Economia è da considerare dal punto di vista economico legale, come fosse una sorta di richiamo a rispettare l’equilibrio del bilancio statale. Si attende dunque la prossima settimana per sapere come andrà a finire. 

Continua a leggere su Fidelity News