Fiducia a Conte in Senato: cosa c’è dietro il voto dei voltagabbana

Trattative con i voltagabbana fino all'ultimo secondo. Così è andato avanti il mercato dei senatori: "Mi hanno offerto un ministero per 3 voti, ho le prove sul cellulare..."

Fiducia a Conte in Senato: cosa c’è dietro il voto dei voltagabbana

La faccia di Giorgia Meloni, ospite della puntata Fuori dal coro di Mario Giordano, quando ha saputo che Giuseppe Conte si sarebbe recato a palazzo Chigi e non al Quirinale per rassegnare le dimissioni dopo le votazioni al Senato, è stata tutto un programma. La sua era la faccia tipica di una persona delusa e consapevole che alle elezioni non ci saremmo arrivati. 

Già, perché il governo giallorosso non è caduto come lei e Salvini auspicavano. Conte è rimasto in sella grazie ai 156 voti di fiducia del Senato, compresi quelli all’ultimo momento dei senatori Lello Ciampolillo e Riccardo Nencini. Entrambi sono giunti all’ultimo momento, quando la presidente Casellati stava per dichiarare chiusa la votazione.

Due interventi decisivi che hanno permesso a Conte di ottenere 156 preferenze, un numero inferiore alla soglia della maggioranza assoluta fissata a 161, ma pur sempre sufficienti per permettergli di restare al governo. Conte ora avrà 2 settimane di tempo per affidarsi a un gruppo in grado di garantirgli stabilità numerica.

Ma la domanda che il centro-destra si è posta è la seguente: a Ciampolillo e Nencini avranno offerto qualcosa per avere quei voti determinanti? C’è stato il solito mercato delle vacche al Senato? Sembrerebbe di no, stando alle parole degli stessi protagonisti. Ciampolillo ha affermato che il suo voto era solo nell’interesse dell’Italia; Nencini invece ha assicurato di aver votato la fiducia solamente perché convinto dall’apertura di Conte alle forze europeiste.

Eppure, sembra che il mercato delle vacche ci sia stato. Eccome. Le trattative per portare sulla sponda giallorossa gli indecisi sono state affidate al ministro per i Rapporti con il Parlamento, D’Incà, che ha preso i senatori uno a uno. Ma a quale prezzo? A chi ha votato la fiducia al premier, sembra che qualcosa sia stato promesso.

E sono promesse pesanti. Sul tavolo ci sono i Ministeri dell’Agricoltura e della Famiglia, ma ci sono anche le oltre 500 aziende partecipate che presto cambieranno nomine e poltrone. Quale occasione migliore per sistemarsi? Certo, Conte ha assicurato di aver giocato pulito. Ma un senatore come Luigi Cesaro ha dichiarato che a lui era stato offerto un ministero e di aver rifiutato. Sarà vero?

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