Dopo un’intensa ed estenuante settimana di trattative e votazioni al Palazzo di Montecitorio per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, le scommesse sono esattamente come erano all’inizio, con i due grandi personaggi dello Stato favoriti e una sola novità, ma di peso: l’ipotesi di elezione di Elisabetta Belloni, capo dei servizi segreti. Dopo sei votazioni consecutive, non c’è stato alcun sostegno per i nomi presentati ufficialmente dai partiti di destra, nè alcun nome veramente promosso dai partiti di centrosinistra.
La seduta di venerdì è stata segnata dal clamoroso fallimento del centrodestra. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno lanciato con grande clamore la candidatura di Elisabetta Casellati, ex avvocato di Berlusconi e presidente del Senato. La sinistra ha risposto annunciando il voto in bianco, come misura difensiva. Un nulla di fatto, insomma.
Due le votazioni previste per la giornata di sabato, ma le prospettive restano nebulose. “Sono ottimista“, ha detto Enrico Letta, leader del Pd, “ma poco ottimista perché è complicato“. La prima chiamata è alle 09:30 e se non ci sarà fumo bianco si procederà con la seconda alle 16:30.
Una buona parte dei grandi elettori ha già perso la pazienza e vuole smettere di scherzare, dimenticare “il gioco dell’oca“, come è stato battezzato l’andirivieni, il saliscendi in una gimcana che non porta da nessuna parte. Nelle liste compaiono solo Draghi, un Mattarella che non vuole prolungare la sua permanenza da capo dello Stato (ma che nella seconda votazione di venerdì ha ricevuto ben 336 voti) e Elisabetta Belloni: il suo nome è tornato in vita ieri, dopo essere apparso nei primi giorni ma liquidato perchè improbabile. E’ stata la prima a guidare l’Unità di Crisi della Farnesina, la prima a capo della Cooperazione e Sviluppo, la prima capo di stato maggiore donna anche alla Farnesina.
“Che il responsabile dei servizi segreti sia presidente è inaccettabile. È una deriva senza precedenti. Non voterò Belloni, che è una mia amica. Dal suo posto non si va al Quirinale, chi non capisce non ha una cultura istituzionale“, ha detto Matteo Renzi. Il binomio Belloni e Draghi, che non sono politici ma tecnici, era impensabile per la maggior parte dei politici professionisti, ma di fronte alla paralisi e al nulla comincia a sembrare accettabile.