Elezioni europee: il primo partito in Italia è quello degli astenuti

Al di là dei numeri ottenuti dai singoli partiti, sono tantissimi quelli che potevano votare ma non l'hanno fatto. Ecco il dato sull'astensionismo e i motivi che lo determinano.

Elezioni europee: il primo partito in Italia è quello degli astenuti

Sabato e Domenica si votava per eleggere i parlamentari europei. Sintetizzando i risultati nel nostro Paese, il primo partito – e questo non può che dare ulteriore stabilità al governo – è Fratelli d’Italia, il partito guidato dal premier Giorgia Meloni. Seguono il PD del segretario Elly Schlein e il Movimento 5 Stelle, in calo; poi troviamo Forza Italia, che ad un anno dalla scomparsa del fondatore Silvio Berlusconi regge e lo fa molto bene; dopo tutti questi c’è la Lega di Matteo Salvini.

Ma il dato che qui si vuole evidenziare è certamente un altro, quello del crescente e dilagante astensionismo. Il dato italiano è terribile e c’è da dire che a questo spiacevole risultato ha contribuito tantissimo il Sud (isole comprese). Quelli che non sono andati a votare e potevano farlo sono più del 49%; quasi la metà degli elettori non si sono recati alle urne, un elettore su due ha preferito rimanere a casa e non esercitare il proprio diritto.

Quello degli astenuti senza dubbi è il partito numero 1 in Italia, vince sugli altri con un grande divario; mai nel corso della storia repubblicana c’è stata un’affluenza così bassa. Certo è che le elezioni europee suscitano sempre poco interesse, tranne che per la tornata elettorale del 2004, la percentuale dei votanti a queste elezioni è sempre costantemente scesa.

Al di là del non troppo entusiasmo per le votazioni europee, ci sono però altre ragioni che causano questo dato, in primis la scarsa fiducia nei confronti della classe politica e delle sue promesse; i giovani soprattutto appaiono distantissimi dai temi politici. Da menzionare anche l’incapacità di modernizzare le modalità di voto per rendere questo molto più agevole.

Recentemente si è fatto qualcosa per far votare i fuorisede lontani dalla loro residenza, almeno questo; c’è poi chi – a proposito di modalità – suggerisce il voto online quale rimedio, mediante internet, internet che ormai pervade quasi tutti gli ambiti della nostra vita, ma qui non riesce a mettere radici. Urgono riflessioni e soluzioni, gli stessi leader politici per fortuna non si sono sottratti dal commentare questo evidente problema.

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