Strage questa notte davanti alla sede della Guardia Repubblicana al Cairo, dove l’esercito ha aperto il fuoco per disperdere i manifestanti del partito Fratelli Musulmani, sostenitori dell’ex presidente Mohamed Morsi, uccidendo 42 persone e ferendone almeno 300.
L’esercito ha giustificato la carneficina con la necessità di impedire a un “gruppo terroristico” di assaltare una postazione della Guardia Repubblicana, mentre alcuni esponenti della Fratellanza Musulmana hanno accusato della strage i cecchini: “I soldati hanno lanciato gas lacrimogeni e successivamente alcuni cecchini hanno aperto il fuoco. I morti sono stati quasi tutti colpiti alla testa”.
La strage di oggi potrebbe portare l’Egitto sempre più vicino alla guerra civile. Il partito islamico egiziano Libertà e Giustizia del deposto presidente Mohamed Morsi ha infatti fatto appello a una «sollevazione» popolare, dopo il massacro, esortando “la comunità internazionale, i gruppi stranieri e tutti gli uomini liberi del mondo a intervenire per impedire altri massacri e la nascita di una nuova Siria nel mondo arabo”.
Nel frattempo, il presidente ad interim Adly Mansour è alle prese con la nomina del primo ministro: la scelta potrebbe ricadere sull’ economista socialdemocratico Ziad Bahaa Eldin, mentre, secondo quanto ha riferito un portavoce della presidenza, il premio Nobel El Baradei, il cui nome era emerso come possibile premier, potrebbe invece essere nominato vice presidente ad interim.
Ma nella notte è arrivato un nuovo stop del partito salafita Nour, che ha bocciato la proposta di El-Din premier e El Baradei vice-presidente, ritirandosi da tutti i negoziati per la nascita del nuovo esecutivo, in risposta al massacro della Guardia Repubblicana.