Ecco il piano del governo per bloccare le ong prima che arrivino in Italia

I tecnici del Viminale sono al lavoro per bloccare le navi straniere che trasportano migranti verso l'Italia. A dar campo libero a loro è una convenzione delle Nazioni Unite

Ecco il piano del governo per bloccare le ong prima che arrivino in Italia

I trafficanti di esseri umani sanno che, quando le navi delle ong sono in mare, basta segnalare la presenza del gommone affinché i volontari delle navi umanitarie accorrano. Prima di allora, nessun migrante viene messo in mare; su questo il Viminale sta indagando da tempo. Un altro dato che arriva dalle fonti del ministero dell’Interno rivela che su 155 profughi arrivati quest’anno, quasi tutti vengono da Bangladesh, Iraq, Tunisia, Iran ed Egitto, mentre di libici non ne è sbarcato nemmeno uno. Segno che chi arriva in Italia non sta scappando dalle guerre.

Intanto la Sea Watch, che ha portato in Italia 47 migranti, è stata “sequestrata” dalla guardia costiera per ulteriori accertamenti, e non potrà lasciare il porto di Catania. L’equipaggio a bordo, che non è indagato, ha affermato che questo è un chiaro tentativo di impedire alla nave di riprendere il largo e di imbarcare altri profughi. Ma aldilà dei dubbi e dei sospetti che partono dall’unica ong presente nel Mediterraneo, il governo italiano ha messo a punto un piano per bloccare le ong ancora prima che queste si avvicinino ai porti italiani, innescando ogni volta un braccio di ferro con l’Europa che molti cominciano a definire insopportabile.

Il piano del governo

Il principio su cui vuole appellarsi il governo per bloccare le ong è che le navi straniere con a bordo i migranti devono essere ritenute “offensive” perché recano “pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato. Per questo motivo, potrà essere disposto il “blocco navale” con veri e propri respingimenti in mare.

I tecnici del ministero sono già al lavoro e sarebbero partiti dalla Convenzione Onu sui diritti della navigazione. In particolare si sarebbe appellati all’articolo 19 che dà diritto ai Paesi di frenare le navi che possono recare “una minaccia o un impiego della forza contro la sovranità, l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dello Stato costiero“. Poi c’è l’articolo 17 che “vieta il passaggio in caso di carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero e ogni altra attività che non sia in rapporto diretto con il passaggio“.

Una volta approvata la legge, l’Italia potrà schierare i pattugliatori per bloccare le navi “vietate” che puntano verso le nostre coste già in acque internazionali e, nel caso una di loro dovesse sfuggire ai controlli, potrà essere respinta dalla guardia costiera o dalla guardia di finanza e scortata fuori dai confini delle acque italiane. Inoltre, nei piani del governo c’è anche l’idea di inserire nella legge anti-ong una norma che preveda l’applicazione dell’articolo 650 del codice penale che punisce chi non rispetta il provvedimento; in questo modo gli equipaggi non potrebbero più tornare in mare, proprio come sta accadendo con la Sea Watch.

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