Dimissioni Draghi: FI, Lega e M5S non votano la fiducia. Di Maio: "La politica ha fallito, pagina nera per l’Italia"

Tre partiti non votano la fiducia al Governo Draghi e, al 99%, il presidente del Consiglio Mario Draghi darà le dimissioni dalla sua carica. A quel punto l'ipotesi più gettonata è che ci siano le elezioni anticipate per la fine di settembre.

Dimissioni Draghi: FI, Lega e M5S non votano la fiducia. Di Maio: "La politica ha fallito, pagina nera per l’Italia"

Durante la mattinata del 20 luglio Mario Draghi ha rivelato come abbia sofferto molto per essersi dimesso dalla sua carica, sottolineando come questa decisione sia nata dal venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato il Governo dalla sua nascita.

L’unica strada, come rivelato da Draghi in questa mattina per rimanere alla carica, sarebbe stata quella di: Ricostruire da capo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare”.

Nel pomeriggio poi si è parlato di reddito di cittadinanza, ove il presidente del Consiglio ha sottolineato la sua importanza ma che deve funzionare per essere una cosa buona. Sul Superbonus, l’agevolazione fiscale disciplinata dall’articolo 119, aggiunge: “Chi li ha disegnati senza discrimine o discernimento? Sono loro i colpevoli di questa situazione per cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti. Ora bisogna riparare al malfatto e tirare fuori dai guai quelle migliaia di imprese”.

La situazione legata al Governo Draghi

Dopo un piccolo ottimismo, e l’applauso della Lega sulle parole dedicate al superbonus di Draghi, il governo sembra destinato a cadere. Le minoranze votano “sì” al Governo, come confermato da Julia Unterberger Per le Autonomie, e lo stesso viene fatto dal partito di Primo Di Nicola Insieme per il futuro e da Italia Viva di Matteo Renzi.

Fratelli d’Italia, con Luca Ciriani , ha invece annunciato di non voler votare la fiducia: “Quello che accade, presidente, noi glielo avevamo anticipato mesi fa, è una maggioranza troppo litigiosa. Quello che è accaduto era inevitabile. Quelli che l’hanno applaudita stamattina sono gli stessi che lo hanno boicottata quando voleva salire al Quirinale. Non daremo la fiducia e lo diciamo con chiarezza”. La Lega di Salvini invece ha deciso di non votare la fiducia del testo di Pier Ferdinando Casini che recitava “Il Senato, udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio, il Senato le approva”.

Fratelli d’Italia (FI) comunica invece di non voler partecipare al voto, rivelando come Silvio Berlusconi nella mattinata era pronto a un nuovo patto per far rimanere il Governo Draghi ancora in carica. Questa decisione non viene apprezzata da Mariastella Gelmini, che seduta stante decide di abbandonare immediatamente il partito.

La capogruppo del M5S al Senato, Mariolina Castellone, annuncia la stessa decisione di non partecipare al voto: “Togliamo il disturbo, non prenderemo parte al voto, ma ci saremo sempre quando si tratterà di votare provvedimenti utili. Abbiamo letto gli appelli affinché il governo vada avanti e ci meraviglia che questo governo in un momento così drammatico abbia messo in discussione l’andare avanti”. Difatti i senatori 5S sono presenti in Aula ma decidono di loro spontanea volontà di non partecipare al voto.

Le dimissioni di Draghi e le conseguenze

Senza la fiducia, Draghi rassegnerà con tutta probabilità le proprie dimissioni da Presidente del Consiglio. La notizia viene confermata dal Partito Democratico che annunciano di essere già pronti per portare avanti la loro campagna elettorale ed i cittadini, secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbero andare al voto il 25 settembre o il 2 ottobre.

Per Luigi Di Maio invece la situazione è ancora più grave: Una pagina nera per l’Italia. La politica ha fallito, davanti a un’emergenza la risposta è stata quella di non sapersi assumere la responsabilità di governare. Si è giocato con il futuro degli italiani. Gli effetti di questa tragica scelta rimarranno nella storia. Gli Stati Uniti invece, tramite un portavoce all’Ansa, dichiarano di rispettare e sostenere il processo costituzionale del nostro paese.

Il Senato alla fine approva la fiducia: 95 sì e 38 no, e ci sono solamente 133 votanti dal momento che non partecipano M5S, Lega e FI. Il numero legale però viene ottenuto grazie alla presenza dei deputati del partito di Giuseppe Conte in aula, che sono per l’appunto dei presenti non votanti.

Secondo le ultime indiscrezioni dopo i voti, Draghi è andato al Quirinale per un possibile colloquio con Sergio Mattarella per rassegnare ufficialmente le proprie dimissioni. Poco dopo al TG1 interviene anche Enrico Letta ove attacca, senza peli sulla lingua, Salvini e Berlusconi per aver seguito l’ideologia del Movimento Cinque Stelle aprendo definitivamente la crisi e definendo questa giornata per l’Italia drammatica e triste per tutti i cittadini.

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