Manlio Di Stefano, grillino e sottosegretario agli Esteri del governo Conte, ha inveito contro la Lega e contro il suo rappresentante Massimiliano Fedriga, definendo il Carroccio un partito simile al nazismo. Lo scontro si è consumato ieri sera durante il programma televisivo In Onda, trasmesso sul canale La7. Alla base del diverbio, la discussione delle alleanze in Europa della compagine leghista.
Per il Movimento Cinque Stelle, Matteo Salvini si è alleato con leader di estrema destra come Marine Le Pen e Viktor Orban, rivelando la natura di un partito vicino a realtà politiche fasciste e naziste. A questa accusa, il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha replicato sostenendo che la Lega è stata votata secondo principi democratici e che quindi non può considerarsi “nazista“.
Un’affermazione che però non tiene conto della storia contemporanea: pure Hitler fu votato dal popolo tedesco secondo principi democratici. Solo dopo la sua nomina a cancelliere, nel 1933, la Germania si trasformò in una dittatura che spazzò via la Repubblica di Weimar e mise fuorilegge tutti i partiti che erano ostili al Führer.
Memore di questi dolorosi precedenti storici, Di Stefano ha ricordato che la Lega si ispira a principi non democratici. Principi che si basano sulla presunta superiorità della Padania sul Meridione, ai tempi di Bossi, e adesso sulla superiorità italiana verso gli immigrati, discriminati, detestati e trattati dal Carroccio come se fossero il male assoluto del Paese, proprio come Hitler fece con gli ebrei.
Fedriga, da rappresentante della Lega, si è opposto a questi inquietanti paragoni. Ma Di Stefano non ha mollato di un millimetro e, anzi, ha rincarato la dose: “Glielo ripeto: tra i partiti di riferimento della Lega ci sono partiti fascisti e nazisti”, con chiaro riferimento ai partiti di Marine Le Pen e di Viktor Orban. Ma forse anche con chiaro riferimento ai famosi “pieni poteri” richiesti da Salvini all’epoca del governo gialloverde.