De Luca, candidato Pd regionali Campania: “Saviano si sbaglia. Noi portatori di legalità”

Nei giorni scorsi, Saviano dice che nella lista di De Luca "c'è Gomorra". La replica del candidato Pd alle regionali: "Portatori di legalità assoluta"

De Luca, candidato Pd regionali Campania: “Saviano si sbaglia. Noi portatori di legalità”

Nei giorni scorsi, Roberto Saviano aveva dichiarato che nelle liste del Pd e della coalizione che sostiene De Luca c’è Gomorra“. E non tarda ad arrivare la risposta di Vincenzo De Luca, durante un comizio a Napoli: Saviano si sbaglia, gravemente. Noi siamo portatori di legalità assoluta. L’ex sindaco di Salerno, durante il suo discorso, continua: Abbiamo presentato una lista con 500 candidati, tra cui personalità autorevoli della società civile e delle Istituzioni. E la cosa curiosa è che qualcuno è andato a vedere l’anagrafe di uno solo dei candidati. Il mio programma si basa sulla lotta ai poteri criminali e nessun mercato politico”.

Roberto Saviano, durante un’intervista all’Huffington Post, aveva lanciato accuse ben precise: Nel Pd e nelle liste di De Luca c’è tutto il sistema di Gomorra, indipendentemente se ci sono o meno le volontà dei boss: il Pd nel Sud Italia non ha avuto alcuna intenzione di interrompere una tradizione consolidata. E cioè alla politica ci si rivolge per ottenere diritti: il lavoro, un posto in ospedale… Il diritto non esiste. Il diritto si ottiene mediando: io ti do il voto, in cambio ricevo un diritto. E De Luca, in questo, è uno che ci sa fare. Le sue liste ricalcano le solite vecchie logiche di clientele. E’ sempre stato questo e questo sarà: le liste si fanno su chi è in grado di portare pacchetti di voti”.

Saviano aveva puntato il dito contro Enrico Maria Natale, accusato di essere amico della famiglia Schiavone: Questa candidatura a dimostrazione che De Luca non sta affatto cambiando il modo di fare politica in Campania. “Portatore di legalità assoluta”, dice di se stesso e della sua lista De Luca, decaduto da sindaco di Salerno per l’incompatibilità tra questo ruolo e quello di viceministro delle Infrastrutture sotto il governo Letta, condannato in primo grado a un anno per abuso d’ufficio, e rinviato a giudizio per falso ideologico, abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva nell’ambito delle indagini sulle presunte irregolarità nella realizzazione del Crescent.

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