Datagate, Edward Snowden rompe il silenzio e attacca Obama

L'ex analista dell'NSA interrompe il silenzio pubblicando una lunga lettera sul sito Wikileaks in cui attacca la Casa Bianca: "Contro di me vecchi e cattivi strumenti dell'aggressione politica"

Datagate, Edward Snowden rompe il silenzio e attacca Obama

Edward Snowden, il 30enne ex analista dell’intelligence americana e fonte del Datagate, bloccato da giorni nell’area transiti dell’aeroporto di Mosca, con la via dell’esilio in Ecuador sfumata e quella dell’alternativa russa in bilico, rilascia le sue prime dichiarazioni pubblicando un lettera sul sito Internet di Wikileaks.

L’obiettivo contro cui si scaglia è Barack Obama che gli ha invalidato il passaporto: “Adoperano contro di me i vecchi, cattivi, strumenti dell’aggressione politica – afferma Edward Snowden – ma il loro intento non è di impaurire me bensì coloro che verranno dopo di me”.

Poi va all’attacco del presidente americano: “Giovedì, Obama ha dichiarato davanti al mondo che non avrebbe consentito trattative prolungate sul mio nome, ma dopo averlo promesso ha ordinato al suo vicepresidente di esercitare pressioni sulle nazioni alle quali ho chiesto protezione affinché mi neghino il diritto di asilo (come avvenuto con la telefonata di Joe Biden al presidente dell’Ecuador Correa). Questo tipo di inganni da parte di un leader mondiale è il contrario della giustizia” accusa Edward Snowden, precisando però di essere convinto che la battaglia dell’amministrazione Usa contro di lui ha obiettivi assai più di lungo termine: “Il governo Obama non ha paura di me, di Bradley Manning o di Thomas Drake – dice Edward Snowden, riferendosi ad altri due casi di gole profonde nell’apparato della sicurezza – perché siamo senza patria e imprigionati, senza potere. L’amministrazione Obama non ha paura di noi ma di voi, teme che una popolazione arrabbiata arrivi un giorno a chiedergli il governo rispettoso della Costituzione che gli aveva promesso”.

Intanto, dopo il rifiuto dell’Equador, sia la Norvegia che la Finlandia hanno fatto sapere attraverso il ministero degli Esteri che la richiesta non può essere accolta perché la domanda deve essere presentata sul territorio finlandese.

Per l’Italia il problema è lo stesso. “Dal punto di vista giuridico, secondo la normativa vigente, ogni cittadino non comunitario, per fare richiesta d’asilo deve essere presente sul territorio dello Stato a cui lo chiede”, ha spiegato Christopher Hein, direttore del Cir, Consiglio Italiano per i Rifugiati. “Non è previsto che si possa fare la richiesta d’asilo dall’esterno del Paese. Quindi – ha continuato Hein – è necessario che Snowden venga in Italia, faccia la richiesta alla Commissione Territoriale che valuterà se ci sono le condizioni”. La risposta sarà comunque frutto di una decisione collegiale del governo.

Di tutt’altro parere il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, che ha precisato: “Snowden non ci ha chiesto asilo politico, ma merita protezione, in conformità con il diritto internazionale umanitario come persona che ha rivelato la verità”, mentre la Svizzera ha fatto sapere che per Edward Snowden sarebbe possibile recarsi nel Paese, nonostante gli Stati Uniti gli abbiano annullato il passaporto, se presentasse richiesta di un visto umanitario presso un’ambasciata svizzera all’estero.

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