Le dimissioni di Mario Draghi, che dovranno avere conferma nella giornata di mercoledì, hanno lanciato una nuova crisi di Governo. In tanti stanno provando in ogni modo a cercare di far cambiare idea al Presidente del Consiglio dei ministri, ma l’ultima decisione, come ribadito da Giuseppe Conte, verrà presa da Draghi.
Il partito Italia Viva, con presidente Matteo Renzi, negli ultimi giorni ha lanciato una petizione intitolato “Draghi resta a Palazzo Chigi”, che ha superato le 100 mila firme (l’obbiettivo prefissato da IV). Invece 1500 sindaci, su circa 7904 mila comuni di cui si è fatto capofila Dario Nardella, hanno firmato un appello per far restare Draghi come presidente del consiglio per aspettare il 2023 per andare al voto.
Giorgia Meloni vuole andare al voto immediato
Su Twitter Giorgia Meloni, che guida il partito Fratelli d’Italia, su Twitter ha rivelato come il Partito Democratico stia facendo di tutto pur di far slittare le elezioni: “Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di esser sconfitta, la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani”.
L’attacco, sempre sui social network della Meloni, viene lanciato agli organi di stampa: “A sentire la stampa sembra che tutta Italia stia supplicando Draghi di rimanere, come se questo governo fosse nel cuore di tutti gli italiani. Però poi la stessa stampa avverte che se si votasse stravincerebbe chi sta all’opposizione. Tipiche dissonanze cognitive della sinistra”.
Per Matteo Renzi, in una intervista al Corriere, ci sono solamente due soluzioni: Draghi Bis oppure voto anticipato: “Dico Draghi bis perché secondo me questa sarebbe la soluzione più efficace per i prossimi dieci mesi. Ma quello che è importante è che Draghi stia a Palazzo Chigi. E che venga in Aula senza fare trattative stile Prima Repubblica o vertici di pentapartito: deve fare un elenco prendere o lasciare. Voglio vedere chi si assume la responsabilità di sfasciare tutto. Ma se lui non se la sente si vada subito al voto. Immediatamente. Il 25 settembre, il 2 ottobre, subito. Basta con questa sceneggiata, indecorosa. O Draghi bis o voto”.
Le ipotesi senza il Draghi bis
Negli ultimi giorni si stanno facendo numerose ipotesi nel caso Draghi non ritornasse indietro con la sua decisione. L’ipotesi, al momento meno improbabile, è che Sergio Mattarella possa decidere di dare l’incarico a qualcun altro per completare almeno la legge di Bilancio e arrivare quindi a fine anno (il nome più accreditato è quello di Daniele Franco, ma difficilmente il centrodestra ed Enrico Letta accetterebbero questa ipotesi).
L’ipotesi invece più probabile, sempre nel caso delle dimissioni di Mario Draghi, sono il ritorno alle urne per l’autunno. Senza che ci siano le condizioni per proseguire l’azione di governo, il presidente del Consiglio sarebbe pronto a fare un passo indietro, ove il Governo rimane in carica con il premier attuale per gestire quella che viene definita ordinaria amministrazione per approvare decreti legge e presentare la nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza).