E’ arrivata la retromarcia di Matteo Renzi riguardo alla possibile soluzione armata per fermare gli sbarchi di clandestini lungo le coste italiane: “La pace non si fa con un’invasione, ma serve un controllo internazionale delle coste libiche, per evitare uno schiavismo da parte dei trafficanti di esseri umani”. E’ insomma un dietrofront importante quello operato dal Premier e dai Ministri degli Esteri e della Difesa Paolo Gentiloni e Roberta Pinotti. I membri dell’attuale Governo sono dunque stati chiarissimi: non ci sarà alcuna operazione militare in Libia da parte dell’Italia.
Nella fattispecie, Paolo Gentiloni ha voluto accodarsi così alle parole di Renzi: “Né la missione europea né l’eventuale risoluzione dell’ONU prevedono un intervento militare”, sottolineando poi che l’Organizzazione delle Nazioni Unite contempla solamente “La confisca ed il sequestro di barconi in mare, e l’individuazione, attraverso i meccanismi di intelligence, di barconi in acque territoriali prima che imbarchino i migranti”. Dunque, il problema dei clandestini rimane ancora privo di soluzione.
Queste dichiarazioni sono arrivate in occasione di un appuntamento dell’Esercito presso il Salone del Libro a Torino, ed hanno avuto il sapore della classica retromarcia, dopo l’apertura a favore di un possibile intervento diretto contro gli scafisti dei giorni scorsi. Tuttavia sono emerse alcune indiscrezioni secondo le quali, nella bozza di risoluzione ONU, sarebbe prevista la possibilità per le forze speciali di organizzare operazioni militari con bersaglio le cose libiche, allo scopo di rendere inutilizzabili i barconi di proprietà degli scafisti, che questi ultimi adoperano per le loro tratte di esseri umani.
Regna ancora l’incertezza su ciò che sia possibile fare e cosa sia invece proibito insomma, in relazione alla delicata questione dei clandestini nel mediterraneo. Ma ciò che sembra essere certo, è che Renzi abbia deciso: nessun intervento sarà ordinato per attaccare i trafficanti direttamente sulle coste della Libia.