Cesare Battisti a un giornale brasiliano: "La violenza? L’ha voluta lo Stato italiano"

In un'intervista del 2012 a un giornale messicano, Cesare Battisti aveva parlato della sua militanza nelle fila dei terroristi, sostenendo che la violenza di quegli anni era stata provocata dallo Stato

Cesare Battisti a un giornale brasiliano: "La violenza? L’ha voluta lo Stato italiano"

La violenza terroristica degli anni Settanta per Cesare Battisti fu provocata dallo Stato. L’ex appartenente ai Pac, durante la sua latitanza in Messico, aveva raccontato a un giornale che furono le istituzioni italiane, con il loro comportamento arrogante verso il popolo, a innescare la violenza che le sigle eversive riversarono sul Paese.

Secondo Battisti, infatti, negli anni Settanta l’Italia era una democrazia malata, influenzata da potenze straniere che non ammettevano dialoghi tra il potere e il popolo, non ammettevano civili confronti, non ammettevano democratiche riunioni. Essere comunista voleva dire ricorrere alla violenza per farsi ascoltare.

Le dichiarazioni di Battisti

È facile parlare adesso“, diceva Battisti, “ma quando hai 20 anni e stanno ammazzando per strada i tuoi amici, tu reagisci“. “Ed era quello che lo Stato voleva. Stiamo parlando del periodo ’76-’77, non si sapeva che pesci prendere perché loro hanno provocato la violenza“. 

Battisti era convinto che gli omicidi compiuti del terrorismo rosso di quegli anni di piombo andavano ridimensionati, soprattutto se paragonati ai delitti della camorra, che negli anni Ottanta lasciò sul terreno 1500 morti in quattro anni o se paragonati dall’offensiva dei Corleonesi contro i vari rappresentanti dello Stato.

All’intervistatore che gli chiedeva perché all’inizio Battisti si definiva un “perseguitato politico” per poi cambiare versione e proclamare la propria innocenza, l’ex Pac rispose: “Perché stavo in Messico e non sapevo neanche di essere processato per omicidio. Adesso mi rendo conto che l’unico a non essersi mai difeso ero io”.

In poche parole, Battisti si sente un perseguitato politico anche ora che è stato condotto in Italia. Perché mentre gli altri suoi “compagni di armi” hanno potuto difendersi nei processi, avvalendosi anche dei migliori avvocati, lui adesso è costretto a scontare (forse) due ergastoli senza nemmeno essere passato per un tribunale.

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