L’ex ministro dell’Integrazione, Cecile Kyenge, ospite a “After futuri digitali – Modena smart life”, ha parlato dell’importanza vitale della tecnologia, sottolineando, logicamente, come l’esigenza sia preminente per i migranti: “Tutti noi abbiamo accesso alla tecnologia, ai telefoni cellulari. Nel caso dei migranti, uno smartphone può fare la differenza tra la vita e la morte. Basta pensare alle mappe dettagliate dei luoghi, ai social network per restare in contatto con la famiglia nel Paese di origine, allo scambio di informazioni per non cadere nelle trappole dei trafficanti”. Secondo la Kyenge criminalizzare i migranti per l’utilizzo dello smartphone è intollerabile, per loro è uno strumento fondamentale.
Durante l’incontro dal titolo “Vogliamo il wi-fi! La connettività è un diritto umano?“ la Kyenge è arrivata ad affermare che Internet è un diritto umano: per avvalorare la tesi ha affermato che la risoluzione votata il 30 giugno 2016 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite riconosce Internet come una forza trainante per uno sviluppo sostenibile, sociale, culturale, economico e politico della comunità internazionale sancendo che la libertà di informazione deve essere protetta e promossa come diritto fondamentale dell’uomo. L’informazione, secondo la Kyenge, non può essere vietata o censurata.
La ex ministra ha sentenziato, quindi, che la connettività deve essere protetta come diritto di espressione, visto l’impatto che la libera circolazione delle informazioni ha avuto sui diversi regimi presenti nel mondo: Internet è uno strumento potente, che secondo la Kyenge, può generare distorsione solo se utilizzato in malo modo. “Internet è un mezzo di libertà e l’informazione deve essere accessibile a tutti” ha ribadito con forza.
Per la Kyenge lo smartphone ha uno superbo valore inclusivo, basti pensare alla varietà di app esistenti: il telefono può consentirci di trovare una casa, il lavoro, ci aiuta a gestire i documenti, è fondamentale per il tempo libero.
Sentenzia che per i migranti è ancora più utile perchè possono utilizzarlo per studiare la storia della città, per accedere ai servizi, per muoversi: secondo Cecile l’esempio più fulgido è “Techfugees“, nato da una iniziativa della comunità tecnologica internazionale che consente una rapida risposta ai bisogni dei rifugiati.