Durante la seduta del consiglio comunale di Genova, il dibattito ha subito un’escalation di tensione dopo la proposta da parte della minoranza di centrodestra di osservare un minuto di silenzio in memoria di Charlie Kirk, l’attivista conservatore americano recentemente scomparso. Nel corso di uno scambio acceso a microfoni spenti, il consigliere Pd Claudio Chiarotti ha pronunciato una frase controversa indirizzata alla capogruppo di Fratelli d’Italia, Alessandra Bianchi: “Non dire c**e, vi abbiamo già appesi per i piedi una volta” (con riferimento ai fatti di Piazzale Loreto, a Milano, del 29 aprile 1945).
L’affermazione è arrivata mentre Bianchi richiamava l’attenzione della maggioranza su alcune scritte trovate sulle munizioni legate alla vicenda di Kirk. La frase di Chiarotti ha immediatamente provocato la sospensione della seduta, con il centrodestra che ha chiesto scuse e dimissioni. La sindaca Silvia Salis si è prontamente dissociata, definendo le parole del consigliere “grave” e sottolineando l’incompatibilità di simili espressioni con il ruolo istituzionale.
Chiarotti, da parte sua, ha presentato le sue scuse spiegando di essere andato “sopra le righe” e precisando che la sua affermazione non era rivolta a nessuno specifico in aula: “Rivendico il mio essere antifascista e non penso che qui dentro ci siano dei fascisti”, ha dichiarato. Nonostante le scuse, la minoranza ha ribadito che le parole del consigliere siano inaccettabili e incompatibili con il contesto istituzionale, definendole “vergognose e intrise di odio”.
I rappresentanti dell’opposizione hanno chiesto una presa di distanza anche da parte del segretario del Pd di Genova e delle forze politiche che compongono il cosiddetto Campo Largo, sottolineando l’importanza di tutelare la dignità delle istituzioni e della città. Alessandra Bianchi ha evidenziato come la frase, rivolta a una donna e già caratteristica di dichiarazioni precedenti del consigliere, rischi di legittimare un clima di intolleranza e divisione.
Ha chiesto che le scuse siano rivolte non solo all’aula, ma a tutti i cittadini, ribadendo la necessità di responsabilità e rispetto nel linguaggio istituzionale. L’episodio mette in luce le tensioni politiche presenti in consiglio comunale e l’attenzione crescente verso il linguaggio dei rappresentanti pubblici, ricordando come anche le parole abbiano un peso significativo nel dibattito civile e nella percezione della cittadinanza. La vicenda continuerà a essere monitorata, con l’auspicio che simili situazioni trovino gestione immediata e responsabilità condivisa da tutte le parti.