Alessandro Criscuolo, presidente della Corte Costituzionale, afferma che “la sentenza è valida già dal giorno dopo la sua pubblicazione“. Cioè da oggi, giovedì 7 maggio. La precisazione è dovuta, visto che nelle scorse ore era filtrata la notizia sul fatto che il Governo non volesse rimborsare tutti i pensionati danneggiati dal blocco dell’adeguamento dell’inflazione, bocciato dalla Consulta stessa la settimana scorsa. Il Governo, in sostanza, deve pagare.
Il punto, ora, è semmai su come minimizzare l’impatto della spesa: una delle eventualità, come racconta Il Messaggero, sarebbe quella di pagare gli arretrati in titoli di Stato, proprio come avvenne 20 anni fa col governo Dini, costretto a risarcire i titolari di assegni di reversibilità e integrati al minimo. La Consulta, poi, chiarisce un altro punto fondamentale, e cioè che la norma Fornero è già decaduta, ma tocca al Governo sostituirla con un’altra che preveda sì il risarcimento, ma senza che il beneficiario faccia ricorso, come richiesto dallo stesso Governo nella giornata di ieri.
Ma non è previsto che il rimborso sia totale. Non risulta, infatti, che la Consulta si sia espressa sulla natura autoesplicativa della sentenza, lasciando così al Governo la decisione dei metodi di procedura. Resta aperta, comunque, la strada dei rimborsi decrescenti all’aumentare del reddito. Il Ministero del Tesoro, inoltre, ha quantificato l’impatto sui conti pubblici: sono 17 miliardi di euro, di cui 8,7 per 2012, 2013 e 2014, 1,9 per il 2015 e 3,5 per il prossimo biennio. Cifre che, ovviamente, si riducono notevolmente, considerando che sui rimborsi verranno comunque pagate le tasse, e parte di essi ritorneranno così nelle casse dello Stato. Inevitabile, poi, che parte di questo debito venga ammortizzato aumentando il deficit. Sempre se dall’Europa ce lo permetteranno, cosa che non è poi così scontata.