Marcello Dell’Utri, famoso per aver messo un sicario mafioso a capo della sicurezza di Berlusconi e che si occupava di controllare le urne siciliane per favorirlo, è stato arrestato a Beirut. I destini dei due uomini sono sempre andati a braccetto: mentre Berlusconi aspetta la decisione dei giudici su come scontare la sua condanna per frode fiscale, Dell’Utri dopo l’arresto in Libano è stato condannato a sette anni di galera per associazione mafiosa.
L’ex senatore, 74 anni, è stato arrestato la mattina di sabato 12 aprile nell’hotel Intercontinental Phoenicia in possesso di una grande quantità di denaro. Ad incastrarlo sarebbero state delle intercettazioni telefoniche. Secondo le indiscrezioni, sarebbe arrivato a Beirut con un volo proveniente da Parigi lo scorso 3 aprile.
Secondo i giudici, Marcello Dell’Utri avrebbe partecipato nel maggio 1974 ad un incontro con i più alti esponenti di Cosa Nostra, col fine di garantire la sicurezza di Berlusconi e di tutta la sua famiglia. Durante l’incontro si decise che il mafioso Vittorio Mangano entrasse a lavorare, travestito da stalliere, nella famosa mansione di Arcore. Secondo la sentenza che condannò per la prima volta l’allora senatore nel 2010, fu l’occasione che “assocerebbe Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra fino al 1992”. Subito dopo la notizia dell’arresto a Beirut, il ministro degli Interni Alfano, ha assicurato che si stanno già prendendo i provvedimenti adeguati affinché il fuggitivo venga rimpatriato in Italia nelle prossime ore.
Il fatto è molto più che l’arresto di un latitante; è sopratutto la caduta di un regime corrotto. I vecchi fondatori di Forza Italia, soci nella costruzione di un potere impresario e politico, si trovano ora nelle mani della giustizia.