Per garantire la sicurezza di Matteo Salvini, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha dispiegato, numeri alla mano, circa 8mila agenti. Numeri che sminuirebbero, quindi, le accuse di Salvini, secondo il quale durante i suoi comizi non gli era stata garantita la necessaria sicurezza.
Oggi, a Perugia, si è infatti ripetuta la scena che va avanti praticamente in ogni città nella quale Salvini ha messo piede durante questa campagna elettorale: contestazione da parte di alcuni manifestanti, che proprio non vogliono saperne della Lega nella loro città. Arrivato nel capoluogo umbro per dare il suo sostegno al candidato a governatore della regione Claudio Ricci, anche oggi Salvini si è visto contestato dai centri sociali.
E, ancora una volta, Salvini addossa le responsabilità ad Alfano e Renzi: “Dove sono Renzi e Alfano? Dove la democrazia? Stamani pure uno sputo in faccia ho preso! Chi agita questo clima con 4 figli di papà che giocano a fare i rivoluzionari tirando petardi tra le mamme con carrozzine? Mi viene il dubbio che a qualcuno impedire alla Lega i comizi faccia comodo“, ha dichiarato Salvini a Radio Padania. Salvini continua con l’attacco diretto ad Alfano: “Se solo si occupasse seriamente di sicurezza iniziando a chiudere quei centri sociali che sono covo di delinquenti, certamente poliziotti e carabinieri potrebbero fare cose più utili che non seguire me nelle iniziative politiche“.
Alfano, però, non vuole sentir parlare di mancanza di sicurezza per i comizi di Salvini: “Dal 28 febbraio del 2015 a oggi, in relazione alle iniziative politiche dell’on. Matteo Salvini, che si sono svolte in 62 province, sono state impiegate 8.465 unità delle Forze dell’Ordine“, questo il comunicato ufficiale del Viminale.
Lo stesso Alfano continua con l’attacco diretto: “Matteo Salvini, in mala fede, il solito bugiardo, è ormai irrecuperabile. Salvini forse non ricorda che quando il ministro dell’Interno era della Lega, il presidente del Consiglio in carica, Silvio Berlusconi, veniva raggiunto sistematicamente ovunque da contestatori di ogni genere, fino a essere colpito in faccia da una statuetta, nel pieno centro di Milano. C’entrava forse il ministro dell’Interno? Secondo me, no. Né allora e neanche ora”.