Alfano dice no all’amnistia: i condannati restano in carcere

Alle parole del papa, Alfano risponde che i condannati devono scontare la pena assegnata fino all'ultimo. Se non vi sono posti il governo ne costruirà altri. No dunque all'amnistia.

Alfano dice no all’amnistia: i condannati restano in carcere

Alla proposta del santo padre sull’amnistia in occasione del giubileo straordinario non si è fatta attendere la risposta di Angelino Alfano, che ha replicato prontamente: Dobbiamo fare in modo che le carceri siano luoghi di rieducazione ma chi è condannato resti in carcere fino all’ultimo giorno. E se i posti non bastano ne costruiamo di altri“.

E sulle parole di papa Francesco ha aggiunto:“Il Santo Padre fa il pastore di anime, io non posso non ricordare che dietro ogni condannato c’è almeno una vittima a cui lo Stato deve rispetto”. Anche altri politici hanno risposto a modo loro alle parole del papa e anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha ricordato: “L’amnistia e l’indulto sono delle gigantesche lotterie, meglio un cambio strutturale”.

E’ questa infatti l’intenzione del ministero sulla riforma carceri, che lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando ha ricordato alla festa nazionale dell’Unità a Milano. Il ministro ha spiegato che a un provvedimento straordinario lui preferirebbe un cambio strutturale che riguarda l’esecuzione della pena. Orlando ha anche voluto ricordare che l’Italia spende 3 miliardi per l’esecuzione della pena ma a fronte ha un altissimo livello di recidiva.

Anche la Bindi replica che c’è ancora tanto da fare perima dell’amnistia. Rosy Bindi ha preso parte al dibattito con i ministri Alfano e Orlando e, da presidente della commissione antimafia, ha ribadito che bisogna capire come reinterpretare il sistema carcerario perché la pena sia un modo in cui le persone si riscattano.

Il carcere dunque dovrebbe essere vero luogo di riabilitazione per i detenuti e non luogo infernale e angusto. E’ questa la prospettiva a cui si indirizzano le idee dei politici e, a quanto pare, i successivi progetti di riforma. Una soluzione che andrà incontro ai detenuti ma che al tempo stesso darà modo di scontare la pena e rendersi conto di ciò che hanno fatto. 

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