Abolizione vitalizi parlamentari condannati per mafia: raccolte 500mila firme

La petizione ha raccolto più di 500mila firme, e chiede l'abolizione dei vitalizi parlamentari per i condannati in via definitiva. Il promotore La Torre: "Norma di buonsenso"

Abolizione vitalizi parlamentari condannati per mafia: raccolte 500mila firme

Quasi raggiunta quota cinquecentomila firme per l’abolizione dei vitalizi ai parlamentari condannati per mafia e corruzione. La campagna promossa da Libera e dal gruppo Abele, denominata ‘Riparte il futuro’, sta avendo un successo incredibile, ben oltre le più rosee aspettative, così come la petizione pubblicata su change.org. Proprio ieri, le cinquecentomila e passa firme sono state consegnate ai presidenti di Camera e Senato, rispettivamente Laura Boldrini e Pietro Grasso, dal direttore di Libera Enrico Fontana e da Franco La Torre, figlio di Pio La Torre (il sindacalista e deputato del PCI ucciso dalla mafia nel 1982), membro della presidenza di Libera. La consegna è avvenuta in previsione della riunione degli uffici di presidenza di Camera e Senato, prevista per oggi, che delibererà sul tema.

Secondo Franco La Torre E’ per noi una norma di buonsenso, speriamo che si annulli questo privilegio per chi è stato condannato in maniera definitiva e per chi non onora la Repubblica secondo quanto previsto dall’art.54, sarebbe un modo per riconciliare i cittadini con le istituzioni. Secondo la direttrice di change.org, Elisa Finocchiaro, si tratta della petizione di maggior successo da quando operiamo in Italia, la più popolare su Internet”.

I commenti alla notizia sono discordanti: il Pd non si esprime, mentre i costituzionalisti sono divisi sulla legittimità dell’abolizione per regolamento piuttosto che per legge. Ecco le dichiarazioni di Enrico Fontana in merito: I presidenti di Camera e Senato hanno espresso la loro volontà di chiudere questa partita, sono convinti che si possa procedere per delibera. Faranno il possibile, ma serve la pressione dell’opinione pubblica, per questo domani saremo in piazza, in un sit-in a Montecitorio proprio in concomitanza della riunione degli uffici di presidenza. Questo è il momento, basta rinvii”. Insomma, questa abolizione dipende anche dai cittadini stessi, che si sono confermati più che interessati alla questione.

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