A Platì vince la ‘ndrangheta: nessun candidato a sindaco, il 31 maggio non si vota

Nessun candidato per le elezioni comunali di Platì, abbandonata al suo destino, e sbeffeggiata dal Pd, che annuncia la sua candidatura sapendo che i termini erano scaduti

A Platì vince la ‘ndrangheta: nessun candidato a sindaco, il 31 maggio non si vota

La storia di Platì, una cittadina di 2mila abitanti in provincia di Reggio Calabria, è la testimonianza che, in alcune zone della Locride, lo Stato non perde: semplicemente, preferisce non entrare. La politica, in questo paese, non c’è. La legge, praticamente, nemmeno. Questi due concetti sono racchiusi in un’unica famiglia, la cosca Barbaro, che gestisce insieme ad altre famiglie la città.

Qui, per dire, nel 1985 la ‘ndrangheta ha ucciso il sindaco Domenico Demaio. Qui, sempre per dire, negli ultimi 12 anni il Comune è stato commissariato tre volte per infiltrazione mafiosa. Insomma, un ambiente abituato a convivere con la malavita. Ma quello che è successo questa volta, non ha precedenti nemmeno per Platì: per le prossime elezioni comunali, nessuna lista ha presentato la sua candidatura. Il Pd, che qui alle scorse regionali ha preso il 22% dei voti (77% se si considera la coalizione), forte del voto avrebbe dovuto fornire un’alternativa al paese, e invece niente: il futuro di Platì viene lasciato in mano alla ‘ndrangheta.

Secondo Francesco Mittiga, l’ex sindaco di Platì che nel 2003 fu arrestato per mafia e poi assolto, il problema risiede nel fatto che “tutti abbiamo paura di candidarci a sindaco, perché altrimenti ci sciolgono di nuovo per mafia. I partiti qui non sono mai esistiti: i politici regionali vengono qui solo per chiedere voti”. E il commissariamento, secondo un po’ tutti, non è la soluzione: fino a quando saranno solo la magistratura e le forze dell’ordine a combattere la ‘ndrangheta, per Platì non ci sarà futuro. Lo dice chiaramente il procuratore Cafiero, secondo il quale “quando avremo una politica che vuole essere protagonista della bonifica del territorio, la Calabria sarà liberata”.

Alla notizia del caso Platì, il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno ha annunciato, seguito a ruota da alcuni parlamentari dello stesso partito: “Mi candido io”. C’è solo un problema: i tempi sono scaduti, e quelli del Pd erano stati informati per tempo dalla dirigente del partito Maria Grazia Messineo. Una mossa di propaganda, in sostanza, mentre per Platì continua a non cambiare nulla.

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