Per l’importantissimo avvenimento del 70° anniversario della liberazione dal nazifascismo, ha ovviamente preso parola il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha affermato: “La rivolta morale del nostro popolo contro le violenze disumane del nazifascismo, contro l’oppressione di un sistema autoritario, non è esercizio da affidare saltuariamente alla memoria. Stiamo parlando del fondamento etico della nostra nazione“, ha affermato Mattarella che, durante il suo intervento al Piccolo Teatro di Milano, ha sottolineato che “il frutto principale del 25 aprile è la nostra Costituzione, la pietra angolare su cui poggia la civiltà e il modello sociale che i nostri padri ci hanno lasciato”.
Immancabile, poi, è l’esortazione all’Italia: “Abbiamo una strada difficile davanti a noi. Ma i nostri padri ci hanno dato moltissimo e onorarli, per noi, comporta l’onere di compiere nuovi passi. La festa della Liberazione è un incitamento a tenere la schiena dritta, ad essere fedeli a noi stessi”. Il nostro Presidente della Repubblica ha anche sottolineato l’importanza del diritto al lavoro, considerato uno dei punti-cardine della nazione: “L’unità del Paese esige che le fratture sociali provocate dalla crisi economica siano ricomposte, o quantomeno medicate, con azioni positive. Il diritto al lavoro è la priorità delle priorità se vogliamo rispettare l’impronta personalista della Costituzione“.
Il discorso di Mattarella si sposta poi sui partiti, augurandosi “che, nella libertà del confronto politico, si possano trovare convergenze finalizzate al bene comune“, affrontando poi l’annoso discorso della corruzione: “Nella lotta alla corruzione e alle mafie le istituzioni devono tenere la guardia alta e chiamare a sostegno i tanti cittadini e le associazioni che costituiscono un antidoto di civismo e di solidarietà”. La chiusura, poi, è sulla questione dei migranti nel Mediterraneo: “Il Mediterraneo è diventato il sacrario delle vite e delle speranze stroncate di centinaia di donne, uomini, bambini, in fuga dalla guerra, dalla persecuzione, dalla fame. La nostra Europa si gioca la sua credibilità e il suo stesso futuro: senza la consapevolezza del proprio ruolo nel mondo e senza solidarietà non è Europa“.