11 settembre 2021: dopo vent’anni nuovo rischio di attentati?

Quest'anno l'11 settembre cade in un periodo di particolare instabilità internazionale. È reale il rischio che il terrorismo di matrice islamica, anche a seguito delle vicende afghane, rialzi la testa.

11 settembre 2021: dopo vent’anni nuovo rischio di attentati?

L’America, e non solo lei, ha ragione di temere che in occasione del 20° anniversario dell’attentato alle torri gemelle del prossimo 11 settembre, l’ISIS possa mettere in atto attentati terroristici. Così il Dipartimento di Stato USA. Secondo alcuni osservatori politici, la recente riconquista dell’Afghanistan da parte degli studenti islamici, ha reso più concreta la possibilità di una nuova stagione di attentati terroristici in occidente per almeno due motivi.

Anzitutto la ritirata americana, che, nonostante le giustificazioni addotte dal presidente Biden, è stata avvertita in tutto il mondo come una fuga precipitosa e un’ammissione di sconfitta, dando una percezione di debolezza. E nella logica militare, è quando il nemico appare più indifeso, e quindi più vulnerabile e più lento nella reazione, che bisogna colpire.

In secondo luogo l’ISIS, che nasce nel 2014 come sezione di Al Qaida, pur avendo riferimenti ideologici e religiosi praticamente identici, è apertamente in competizione con l’Emirato islamico che ha ripreso l’Afghanistan e ha tutto l’interesse a dimostrare che non gli è di meno.

In questi vent’anni dall’11 settembre 2001 il mondo è cambiato e anche i fragili equilibri sui quali si reggeva una pax occidentale (che in realtà era soltanto un simulacro, perché i teatri di guerra sullo scacchiere internazionale non sono mai stati tanto numerosi) non sono più gli stessi.

Gli Stati Uniti, a pochi mesi dall’attentato alle twin towers, avevano scatenato una caccia senza quartiere a Bin Laden e alla sua organizzazione e l’Afghanistan, reo di ospitare l’organizzazione terroristica, ne ha fatto le spese.Agli Stati Uniti d’America si sono affiancati gli alleati europei poiché, a norma dell’art. 5 del Patto Atlantico, l’attacco a uno degli stati membri è considerato un attacco a tutti gli stati partners dell’alleanza.

A distanza di vent’anni la guerra più lunga che gli USA abbiano mai combattuto e che è costata all’America ben 2500 soldati morti (anche l’Italia ha pagato il suo tributo con 54 vittime), si è conclusa con una ritirata che ha lasciato, oltre che strascichi sanguinosi, un paese lacerato, che vede comproomesse le pur fragili conquiste civili e democratiche, sull’orlo della bancarotta e, a detta di alcuni osservatori internazionali, a un passo dalla guerra civile.

L’America di Biden, ma già in parte con Obama e ancor più con Trump, conscia dei propri fallimenti in politica internazionale, ha deciso che il ruolo di gendarme del mondo non rientrava più nei suoi interessi e che sarebbe stato più proficuo concentrare sforzi e risorse per risolvere i non pochi problemi interni.

Nello spazio lasciato libero dalla potenza americana sullo scenario internazionale, si affacciano nuovi protagonisti, tra cui spiccano la Russia di Putin ma soprattutto la Cina. Il passaggio non sarà però indolore e in una fase in cui il disordine mondiale è al suo massimo, il terrorismo può trovare il terreno ideale per risollevare la testa. 

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