Ubriaco al volante, ma guidava piano: il giudice lo assolve (2 / 2)

 Nella sentenza si legge che una serie di comportamenti virtuosi  (non ha fatto del male a nessuno e si è comportato bene) hanno fatto propendere i giudici d’appello per la cosiddetta «particolare tenuità» del reato, nonostante il ragazzo avesse già un precedente risalente a una decina d’anni prima. I giudici hanno di fatto cancellato il reato, ma non per errori di procedura com’era accaduto in passato.

In questo caso, come riporta il quotidiano trevigiano, “al reato di guida in stato di ebbrezza (articolo 186 del codice della strada) si è applicato per la prima volta un concetto generale, quello della non punibilità per ‘particolare tenuità’ prevista dall’articolo 131 bis del codice penale”. In altri termini, il giudice ha riconosciuto che il 33enne fosse ubriaco, ma il suo comportamento non non è stato considerato “grave”.

 

 

La Procura generale, che si era opposta al ribaltamento della sentenza, aveva portato la questione in Cassazione. Ma anche in questo caso i giudici hanno dato ragione al 33enne. Venerdì 15 gennaio, infatti, la quarta sezione della Corte suprema ha deciso di respingere il ricorso della Procura, confermando quindi l’assoluzione, che ora è definitiva. La sentenza, per certi versi “storica”, ora potrebbe dare ragione a centinaia di automobilisti con una condotta simile.