Timbrava il cartellino e tornava a casa, dopo 12 anni il giudice gli dà ragione (1 / 2)

Timbrava il cartellino e tornava a casa, dopo 12 anni il giudice gli dà ragione

I fatti risalgono al 2006 ma solo ieri è arrivata la sentenza della Corte d’Appello. In estrema sintesi, un lavoratore di Portogruaro (VE) è stato assolto dalla Corte d’Appello di Venezia perché “il fatto non sussiste”. Di cosa si parla? Di un argomento di discussione comunissimo in Italia: i cosiddetti “furbetti del cartellino”. Questa persona andava a lavoro di mattina, timbrava e poi andava via, per ritornare nel pomeriggio a timbrare l’uscita.

Truffa ai danni dello Stato? Per la legge italiana no. È successo tutto per quattordici giorni, tra l’agosto e il novembre del 2006. Inizialmente Ruggero Orlando, questo il suo nome, era stato condannato a 7 mesi e 10 giorni in cella, oltre a dover pagare una multa di 350 euro, per aver timbrato il cartellino e poi essersi allontanato. L’uomo lavorava come impiegato nel Museo Corcondiense di Portogruaro (VE).

Poi, però, dopo oltre 12 anni di processo, ieri è arrivata la sentenza inattesa (in attesa di quella definitiva della Cassazione): l’uomo non stava facendo il furbetto, stava protestando. Sì, perché è proprio questo il famoso “dettaglio che fa la differenza”. Orlando è stato assolto perché gli è stato riconosciuto il diritto costituzionale alla protesta e allo sciopero. Nella pagina successiva vi spiegheremo esattamente cos’è successo.