Sea Watch 3, Carola Rackete: “Chiedo scusa agli agenti, dovevo attraccare. A bordo atti di autolesionismo” (1 / 2)

Sea Watch 3, Carola Rackete: “Chiedo scusa agli agenti, dovevo attraccare. A bordo atti di autolesionismo”

A bordo alcune persone stavano commettendo atti di autolesionismo, temevo qualcuno arrivasse al suicidio. Nel mio atto nessuna violenza, ma solo disobbedienza. Purtroppo le condizioni mi hanno fatto sbagliare la manovra” A spiegarlo è Carola Rackete attraverso i suoi legali, incontrati dal Corriere della Sera. La capitana della Sea Watch 3 è ai domiciliari e non può rilasciare dichiarazioni, ma ha voluto scusarsi con gli agenti della Guardia di Finanza speronati per sbaglio dalla sua nave. 

A bordo a situazione era disperata – fa sapere la trentunenne -. C’erano persone stremate. Avevo paura“. “Negli ultimi giorni avevamo istituito dei turni con l’equipaggio per controllare che nessuno si buttasse a mare per suicidarsi o per provare inutilmente a raggiungere riva. Eravamo lontanissimi, significava morte certa“.
Nessuno deve pensare che io abbia voluto speronare la motovedetta della Finanza di proposito, è stato solo un errore di valutazione.”

 “Ho provato ad avvertire, ma nessuno ha ascoltato. Anzi, dal porto chi rispondeva non sapeva parlare in inglese” ha riferito la capitana.
Da Berlino come anche dal Lussemburgo e da Parigi, in tanti hanno voluto esporsi in sua difesa.
Salvare le vite umane è un dovere umanitario, non può essere criminalizzato. Tocca alla giustizia italiana ora chiarire le accuse“, ha affermato il ministro degli Esteri della Germania Heiko Mass.