Ripara un sintetizzatore degli anni ’60, con ancora tracce di Lsd: il tecnico va in trip per 9 ore (1 / 2)

Ripara un sintetizzatore degli anni ’60, con ancora tracce di Lsd: il tecnico va in trip per 9 ore

Molti sono nostalgici del secolo scorso perché, a loro avviso, c’era più libertà e meno preoccupazioni. Se pensiamo agli anni ’60, ’70 e ’80 pensiamo anche a grandi artisti che hanno lasciato il segno per sempre. I Pink Floyd, per citare un gruppo estremamente popolare, parlavano spesso di droga nelle loro canzoni e ne assumevano in abbondanza.

In particolar modo negli anni ’60 andava molto di moda l’LSD, acronimo di Lucy in the Sky with Diamonds. Questo perché i cristalli mandavano chi li assumeva in un’altra dimensione mentale, per cui veniva usata la metafora del cielo. Pochi giorni fa un manager della KPIX Television, suo malgrado, ha vissuto sulla sua pelle (letteralmente!) qualche ora di anni ’60.

Elliot Curtis, questo il suo nome, aveva ritrovato un sintetizzatore dell’epoca, custodito da ormai 50 anni alla Cal State University (California). Lo ha quindi preso in custodia per analizzarlo e provare a farlo funzionare. L’apparecchio in questione è un modello di Buchla 100. Oltre al suono tipico dei sintetizzatori di vecchia scuola, il synth conservava anche tracce di LSD.

 

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